Omelia (31-08-2023)
don Giampaolo Centofanti


Gesù parla un linguaggio spirituale. In questo brano egli si riferisce prima di tutto a come l'uomo gestisce tutta la sua vita, gli aspetti della propria umanità. È dunque un'immagine particolarmente significativa perché mostra come l'uomo nella ricerca e nell'attesa del graduale manifestarsi di Dio può, anche avendo la grazia per perseverare, invece sbracare inutilmente e finire per farsi del male da solo. Dunque non è Dio che punisce ma la persona che chiudendo il cuore, cercando consolazioni fasulle, restando pervicacemente attaccata ad uno sguardo terreno, anche dunque per esempio ad una bontà miope e precaria perché centrata sulle proprie forze e su uno sguardo che non riflette sulla potenza e amorevolezza della grazia, ecco per queste vie che resistono alla grazia anche quando viene, sempre piene di fasulle paure ecco a lungo andare la persona può ostacolare non poco il proprio aprirsi alla vita. Certo sono solo spunti, nessuno può sapere la fede e dunque anche la resistenza che l'altro può vivere. Talora questo aprirsi ad uno sguardo più sereno, fiducioso e affidato è un parto lunghissimo senza che si possa fare altrimenti. Solo Dio sa come condurre le persone. Quando comunque ci si lascia aprire il cuore dalla grazia l'uomo viene gradualmente messo a capo di tutti i doni che Dio gli fa, anche attraverso le persone, le situazioni, proprio perché la grazia gli fa gestire tutti gli aspetti della propria umanità, della propria vita, in modo sempre più semplice, profondo ed equilibrato. Siccome Dio non fa tutti capi di altri si comprende ancora meglio che qui Gesù parla prima di tutto, come sempre, un linguaggio spirituale, del vivere profondo.