Omelia (04-12-2022)
fr. Massimo Rossi
Commento su Matteo 3,1-12

Ecco che cosa può accadere quando si rivendicano le proprie origini come un privilegio da far
valere, un connotato che fa la differenza, e più che una differenza; non solo Farisei e Sadducei si
illudevano di avere la salvezza in tasca, in virtù della loro discendenza da Abramo, ma erano pure
convinti di essere l'unico popolo ad avere accesso alla salvezza. La salvezza non è per tutti,
pensavano e ancora lo pensano, ma solo per Israele e per coloro che aderiscono al Dio di Abramo.
Questa radicale separazione tra chi è destinato ad essere salvato e chi no, non riguarda solo la fine
dei tempi, le ultime realtà, l'escatologia; ma possiede (immediate) ricadute sul presente: nel senso
che gli Israeliti non potevano prendere moglie, o marito, fuori dai confini di Israele; non potevano
neppure concludere contratti e transazioni in genere con i pagani. La Legge di Mosè proibiva
tassativamente di prendere per moglie una donna pagana, onde evitare che la donna contaminasse la
purezza della fede dei Padri con i culti pagani. Una delle ragioni per le quali la monarchia di
Davide aveva ripetutamente vacillato lungo l'arco dei secoli, era proprio il matrimonio tra l'erede al
trono e una o più donne pagane; unione che aveva portato a contaminare il culto, scatenando la
collera di Yahweh; la punizione del Cielo non si era fatta attendere: i confini della Palestina erano
stati invasi da eserciti stranieri, la Città Santa distrutta, il Tempio profanato e infine demolito.
Condizione per entrare in comunione con gli Israeliti era farsi circoncidere, aderendo alla Legge di
Mosè.
Quanto poi ai rapporti di tipo economico e commerciale, esisteva una forma di adesione al
Giudaismo meno invasiva e cruenta, una sorta di battesimo, in forza del quale un pagano poteva
concludere negozi di vario genere con il suo interlocutore ebreo.
Forme di battesimo analoghe a quella esercitata da Giovanni esistevano, dunque, prima che il
Precursore del Messia facesse il suo esordio sulla scena della storia di Israele. Ma non è solo il rito
del battesimo ad accomunare i due personaggi del Vangelo - Giovanni e Gesù -: anche i contenuti
della loro predicazione erano molto simili; in verità più nella teoria che nella pratica...
"Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino.": sono parole del Battista, ma anche di Gesù,
parole che sintetizzano il messaggio della salvezza.
C'è una chiara continuità tra i due personaggi e le loro rispettive predicazioni.
Tuttavia, Matteo evidenzia anche aspetti di contrasto, che raggiunge l'apice nel racconto del
battesimo del Signore: non si tratta solo di contrapporre il battesimo dell'acqua del figlio di
Elisabetta al battesimo in Spirito Santo e fuoco del Figlio di Maria; quanto piuttosto gli schemi
messianici che emergono dal linguaggio e dai gesti dei due protagonisti.
In particolare, il tema del giudizio rappresenta lo spartiacque tra la fede prima di Cristo e
quella dopo Cristo
: il Messia secondo Giovanni è sostanzialmente Giudice; nella sua mano tiene
il ventilabro, con il quale separerà il grano dalla pula, raccoglierà il primo nei granai e brucerà la
seconda nel fuoco inestinguibile; già la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero che non dà
buon frutto verrà tagliato e gettato nel fuoco.
Il Messia secondo Gesù, invece, è Salvatore: viene a rivelarci la paternità e maternità di Dio, il
perdono gratuito sopra ogni cosa, la liberazione definitiva dalla paura del castigo eterno.
È una paura che purtroppo ritorna e ritornerà lungo tutto l'arco della storia della Chiesa...
In fin dei conti, il messaggio del Precursore e quello d Cristo non sono poi così affini: la
conversione annunciata dal figlio del falegname è anzitutto a livello di fede, prima che morale.

Non è possibile produrre un frutto degno della conversione, senza adesione completa alla persona di
Gesù. Questo è il motivo in base al quale il Vangelo prende le distanze dal messaggio del Battista e
proclama l'Avvento di un tempo del tutto nuovo, un vero e proprio salto, rispetto al fluire della
storia, o, come lo chiama san Paolo nella sua lettera ai Galati (4,4), la pienezza del tempo.
Non possiamo tuttavia liquidare la teologia di Giovanni il Precursore - perché di vera e propria
teologia si tratta, che ha dato inizio ad un filone di pensiero, ad un concetto di messianismo, ad uno
stile di vita scelto e vissuto da più di una comunità, non solo ai tempi di Gesù, ma anche dopo. Il
quarto Evangelista - siamo alla fine del primo secolo, inizi del secondo - insiste particolarmente
sulla confessione di Giovanni: "Io non sono il Cristo! sono (solo) una voce che grida nel
deserto..."
, a fugare ogni dubbio sull'identità del vero Messia, Gesù di Nazareth. Indizio che
nell'immaginario collettivo, tra i due personaggi non c'era chiarezza: negli Atti degli Apostoli
(19,1-8) si racconta che, giunto Paolo ad Efeso, incontrò alcuni discepoli; alla sua domanda: "Avete
ricevuto lo Spirito Santo?"
, essi obbiettarono: "Non abbiamo neppure sentito dire che ci sia uno
Spirito Santo"
. Ed egli: "Quale battesimo avete ricevuto?"; risposero. "Il battesimo di Giovanni.".
Dicevo, non si può archiviare la vicenda di Giovanni e del suo annuncio come l'ultima
testimonianza profetica dell'Antico Testamento; poi viene Gesù e si cambia musica.
Il messaggio che resta attuale in sæcula sæculorum è l'invito - e più che un invito! - a non cullarsi
nella facile e scontata sicurezza di essere salvati in virtù dell'appartenenza al popolo di Dio.
Non soltanto il pagano, non soltanto il peccatore, ma anche il giusto deve convertirsi.
Non basta: il cristiano, come il pio israelita deve abbandonare la mentalità particolaristica: com'è vero che Dio può suscitare figli di Abramo anche dalle pietre, la salvezza è un fatto universale!
La conversione è un compito che ci riguarda tutti: convertirsi significa prima di tutto volgere lo
sguardo a Cristo,
imparare a pensare come Lui, a parlare come Lui, a vivere e agire come Lui.
È un'impresa assai impegnativa, che ha ricadute non solo sul discepolo, ma anche su coloro che
entrano in relazione con lui.
Siamo alla seconda domenica di Avvento; la riflessione sull'identità del Messia continuerà la
prossima settimana. Appuntamento tra sette giorni!
Buona conversione a tutti!