Omelia (04-09-2022) |
fr. Massimo Rossi |
"Di mamma ce n'è una sola!", "la mamma è sempre la mamma!", "i figli vengono prima di tutto e di tutti!" "...so' nu piezz e core"... C'è chi invece pensa a se, prima e più che agli altri. E poi arriva Gesù e mette in guardia: "Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, (...) persino la propria vita, non può essere mio discepolo." Il Signore sta camminando e una folla lo segue; improvvisamente si ferma, si volta e pronuncia una serie di sentenze brevi, dettando le condizioni per essere veri discepoli. La prima condizione è la libertà nei confronti dei legami parentali, così significativi, soprattutto per noi italiani. Gia i Leviti, coloro che erano addetti al servizio della Parola di Dio e all'Alleanza di Mosè, annoveravano, tra le prescrizioni più importanti per esercitare la professione, una dedizione completa al loro ministero. Ora però, invece del Libro sacro, c'era una persona in carne e ossa, Gesù di Nazareth! Chi mai aveva osato chiedere una tale devozione, vero e proprio culto alla propria persona? Per noi che ascoltiamo le parole del Nazareno, diventato capostipite di una fede ormai bimillenaria, questo che sembra un ultimatum non riscuote, forse, quello scalpore che invece suscitò in coloro che ascoltavano, primi fra tutti i dottori della Legge... Se proviamo a metterci nei loro panni, non sono poi così fuoriluogo le invettive dei Farisei, contro un uomo che, figlio di un semplice falegname, senza arte né parte, si permetteva di proclamarsi Messia e pretendeva assoluta fedeltà, abnegazione incondizionat, il dono stesso della vita. Le due parabole del costruttore di una torre e del re coinvolto in una guerra contro un altro re, costituiscono un invito a riflettere bene sui rischi del discepolato. È una decisione carica di conseguenze, non tutte chiare in partenza, se non a livello teorico - ci ritorneremo tra un istante -. Lungi dal voler scoraggiare l'entusiasmo dei primi seguaci, Gesù ha a cuore la verità dell'annuncio evangelico, del quale è parte integrante l'atteggiamento interiore, e non solo, dell'apostolo. L'aspetto cruciale della vocazione a diventare discepoli del Cristo è il coraggio della perseveranza nel lungo periodo. Evidentemente la comunità di Luca stava già sperimentando la crisi delle defezioni, dei tradimenti, alle prime difficoltà. "Chiunque di voi non rinuncia a tutto quello che ha di più caro, non può essere mio discepolo": alcuni commentatori hanno intravisto in questo ammonimento una diffidenza da parte del terzo Evangelista nei riguardi della ricchezza materiale, il cui possesso sembra inconciliabile con la sequela Christi. Ma, forse, più che una diffidenza per principio, l'Evangelista-medico dimostra una lungimiranza singolare: la libertà dell'apostolo e il suo coraggio, il distacco radicale e la serietà dell'impegno restano parole vuote e astratte, fino a quando egli non comincia a perdere davvero i suoi beni, intesi nel senso più ampio... È questo il sano materialismo evangelico che dà uno spessore storico al messaggio di Gesù al mondo. La pagina si conclude con la similitudine sul sale: peccato che gli estensori del Messale hanno ritenuto di ‘tagliare' due versetti prima. Eccoli: "Buono è il sale; ma se il sale diventa insipido, con che cosa si salerà? Non serve né per la terra, né per il concime, e così lo si butta via.". In altre parole, non si può essere discepoli a metà; colui che ha smarrito l'originario slancio innovatore, è inutile, anzi, addirittura pericoloso! a lungo andare, anche la portata trasgressiva della Parola perderà mordente, fino a spegnersi... Intendiamoci: la proposta di Gesù non è per una casta di puri, né per un gruppo di supereroi, alla Marvel... Al tempo stesso, un Vangelo addomesticato, annacquato a misura dei cristiani anagrafici, è lontano anniluce dal progetto di Gesù e dalla mente del Padre suo. Ma, allora, qual è il criterio migliore per stabilire la genuinità del Vangelo e l'efficacia dei suoi annunciatori? San Luca non ha dubbi, e ci propone un test semplice semplice, al riparo da ipocriti moralismi, cavilli legulei e bizantinismi teologici: "Chiunque non rinuncia a tutto quello che ha, non può essere mio discepolo. Chi ha orecchi per intendere intenda." |