Omelia (07-08-2022)
fr. Massimo Rossi


"A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto: a chi fu affidato molto, sarà chiesto molto di più."
Strategia intimidatoria? forse sì, forse no... Quello che mi colpisce è la fiducia che Dio continua a
riporre in noi... "Signore, questa parabola la dici per noi, o anche per tutti?", domanda un
SimonPietro,
visibilmente preoccupato: ma Gesù non risponde e continua il suo insegnamento sullo
stesso registro.
Un altro aspetto che, a dir poco, stupisce è il paragone tra il Figlio dell'uomo e un ladro. Entrambi
arrivano quando meno te l'aspetti. Meglio stare svegli, o, come si dice a Napoli: "Statte accuorto!"Il Vangelo di questa XIX domenica si apre con una esortazione a liberarci di tutto ciò che può
appesantire l'esistenza e distrarre mente e cuore dalla ricerca di Dio;
il vero tesoro che possiamo
accumulare senza timore che ce lo rubino è la compagnia di Dio.
Ma poi lo scenario cambia improvvisamente; dalla libertà guadagnata vendendo ciò che si possiede,
per darlo in elemosina, il Maestro di Nazareth comincia a ragionare, usando la similitudine del
padrone e dei servi; ovviamente il padrone è lui e i servi siamo noi...
E la libertà di cui sopra, dov'è andata a finire? "The answer, my friend, is blowing in the wind...",
direbbe Bob Dylan...
La vita del discepolo si muove tra due coordinate, la vigilanza e la responsabilità.
Chi sceglie di seguire il Signore, sommamente amato, ha il coraggio del futuro, dal quale attende
la salvezza. Per questo egli sta all'erta, in tenuta da lavoro, ma sempre pronto a partire per un
nuovo viaggio. Il futuro della salvezza non è un'utopia; ha un nome e un volto, il nome e il
volto di Cristo. Per questo il tempo dell'attesa è il tempo della responsabilità e della fedeltà.
L'insegnamento di Luca è evidentemente rivolto a una comunità, la sua, che era tentata di allentare
la tensione dell'attesa, appiattita com'era sulla routine quotidiana.
La similitudine dei servi laboriosi e vigilanti è confortata da altre sentenze che Gesù pronuncia al
capitolo 22: "Io sto in mezzo a voi come colui che serve."; e: "Io preparo per voi un regno...
perché possiate mangiare e bere alla mia mensa.".
Dunque, la paventata indole intimidatoria, era
solo un'apparenza. Il Dio dei cristiani è un Dio provvidente, premuroso, il miglior padre di
famiglia che ci poteva capitare.
Ma, e questo ho già avuto modo di rilevarlo insieme con voi, altro è la Provvidenza celeste, altro è
l'assistenzialismo. L'Altissimo fa e farà sempre la Sua parte, a condizione che anche noi si faccia
la nostra. Pigrizia e ignavia non si addicono ai veri figli di Dio!
Ma neppure rientrano nell'identikit del discepolo e pastore della comunità cristiana la prepotenza
nei confronti del gregge (a lui affidato) e l'abuso di potere.
L'ultima tirata d'orecchi non è rivolta soltanto ai capi dei Giudei e ai dottori della Legge; Luca
scrive ai cristiani della sua comunità, soprattutto a coloro che sono stati designati a reggerne le sorti,
tra i quali ha riscontrato atteggiamenti che poco hanno a che fare con il servizio umile e
disinteressato insegnato da Gesù ai suoi Apostoli.
In venti secoli di storia sacra siamo stati spesso testimoni di fatti che tradivano una mentalità
lontana anniluce dall'etica del Vangelo: dinamiche e strategie politiche bassamente terrene - tanto
per usare un eufemismo elegante -, connivenze della peggior specie con i poteri forti, corruzione,
deliri di onnipotenza, trame di corte, un uso della forza militare in nome di un Dio che certo non era
quello di Cristo. Di questi peccati, gli ultimi Pontefici hanno più e più volte invocato il perdono del
Cielo e degli uomini.
Infine non poteva mancare l'ammonimento del Nazareno rivolto ai teologi: la competenza in
questa materia delicata e bellissima non è un lusso, tantomeno una scusa per rinchiudersi in una
tranquilla torre d'avorio, prendendo le distanze dal volgo disperso che nome non ha.
Le strutture della Chiesa non sono assolute e infallibili, ma provvisorie e sempre rivedibili.
Il tempo delle dinastie e delle caste sacerdotali è ormai passato da almeno un secolo.
I nostalgici delle antiche glorie temporali, ormai vetuste e tarlate, non prevarranno; ma dovremo
resistervi uniti, un cuor solo e un'anima sola, stretti intorno al nostro Capo e Signore, Cristo Gesù,
che, Lui sì, regna con il Padre e lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. AMEN.