Omelia (24-07-2022) |
Missionari della Via |
Commento su Luca 11,1-13 Oggi, XVII domenica del tempo ordinario, vogliamo soffermarci su due aspetti che il Vangelo odierno ci presenta. Gesù prega, e alla richiesta dei suoi che gli chiedono di imparare a pregare, insegna loro a pregare col Padre nostro, preghiera che racchiude tutte le preghiere. Guardando a tutto ciò è bene domandarci: come preghiamo noi? Muoviamo solo le labbra? Quanto tempo dedichiamo alla preghiera? Abbiamo compreso che la vera preghiera è imparare ad ascoltare nostro Signore che parla al nostro cuore e che ci parla innanzitutto attraverso la Sua Parola? I primi cristiani erano assidui nell'ascolto della parola e nell'insegnamento degli apostoli; qui troviamo quel "pane quotidiano" (insieme all'Eucaristia) che invochiamo nel Padre nostro, capace di nutrire la mente e il cuore. Che fine hanno fatto le nostre Bibbie? Il Vangelo è la lampada che illumina i nostri passi quotidiani o è il "sotto lampada" del comodino? «Ascoltare, meditare, tacere davanti al Signore che parla è un'arte, che si impara praticandola con costanza. Certamente la preghiera è un dono, che chiede, tuttavia, di essere accolto; è opera di Dio, ma esige impegno e continuità da parte nostra; soprattutto, la continuità e la costanza sono importanti... Oggi i cristiani sono chiamati a essere testimoni di preghiera, proprio perché il nostro mondo è spesso chiuso all'orizzonte divino e alla speranza che porta l'incontro con Dio. Nell'amicizia profonda con Gesù e vivendo in Lui e con Lui la relazione filiale con il Padre, attraverso la nostra preghiera fedele e costante, possiamo aprire finestre verso il Cielo di Dio. Anzi, nel percorrere la via della preghiera, senza riguardo umano, possiamo comunicare alle persone che ci stanno vicino, a coloro che incontriamo sulla nostra strada, la gioia dell'incontro con il Signore, luce per la nostra l'esistenza» (Benedetto XVI).
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