Omelia (26-07-2020)
diac. Vito Calella
Unico possesso

Un approfondimento della parabola del seminatore.
Le parabole della scoperta del tesoro prezioso e della perla pi? preziosa di tutte le altre corrispondono ad un approfondimento della parabola del seminatore, riguardante il terreno pieno di rovi e spine, tendenti a soffocare la seminagione abbondante e gratuita delle parole del Cristo risuscitato nella nostra vita. La gioia contraddistingue i due personaggi: il contadino e il mercante. Contempliamo la gioia della scoperta dell'essenziale che trasforma la vita! Illuminati dalla spiegazione della parabola del seminatore, siamo chiamati ogni giorno a rinnovare la scelta sul vero "possesso" del nostro cuore.
Le due parabole di questa domenica ci comunicano la gioia immensa di possedere quell'essenziale, che invece di schiavizzare il cuore, lo rende veramente libero.
I rovi e gli arbusti spinosi, sappiamo gi?, sono le ricchezze del mondo e i piaceri passeggeri e momentanei della carne, cio? quella affannosa mania di sballo, che in tempi di ferie viene detta "movida". La tentazione delle ricchezze ? la radice di tutti i mali, cui ci si aggrappa con tanta facilit?. Il cuore si aggrappa al possesso dei beni materiali o alla soddisfazione immediata dei bisogni, provocata anche dal sistema culturale che condiziona le nostre coscienze e la nostra libert?. Fra tante sollecitazioni o tentazioni, la seminagione abbondante della parola del Cristo risuscitato rischia di essere letteralmente soffocata. Le due parabole del ritrovamento del tesoro nascosto nel campo e della perla preziosa sono il richiamo all'unico possesso che ci rende liberi, tra gli innumerevoli possessi e legami del nostro cuore, primo fra tutti il denaro e poi i piaceri momentanei della vita dissoluta e frenetica.
Prima di tutto l'iniziativa divina di donare il "tesoro" tra le zolle del campo della vita.
La prima parabola, quella del ritrovamento del tesoro nascosto nel campo, ci fa contemplare l'iniziativa del Padre unito al Figlio nello Spirito Santo, che precede sempre la nostra iniziativa umana. Dall'evento culminante e centrale di tutta la rivelazione biblica, che ? la morte di croce, la sepoltura e la risurrezione di Ges? sacerdote servo, il Figlio amato del Padre, ? stata sancita per sempre, per volont? del Padre, la nuova ed eterna alleanza con tutta l'umanit? e con tutta la creazione. Gratuitamente lo Spirito Santo ? stato effuso nel cuore di ogni essere umano, ? un "tesoro" nascosto nel terreno sacro della vita umana, di ogni esistenza umana. Da sempre c'? in ciascuno di noi. Il terreno, nella parabola, non appartiene al contadino. ? un invito a considerare la nostra esistenza come un dono che non ci appartiene completamente. Non siamo i padroni assoluti della nostra vita. La vita ? un dono. L'avventura della vita arriva ad un momento particolarmente significativo: quello in cui scopriamo in noi, sperimentandolo, non sapendolo razionalmente, il tesoro nascosto fin dal nostro concepimento, del dono divino dello Spirito Santo. Quando si arriva a scoprire questo dono ? lo scoppio della gioia, di una gioia incontenibile, indescrivibile, perch?, nella condizione in cui ci troviamo, qui ed ora, la scoperta del tesoro nascosto dello Spirito Santo in noi ci fa vivere in pienezza l'esperienza trasformante e liberante del sentirci figli amati del Padre. Quando si scopre questo tesoro si vive un'esperienza di vera conversione del cuore.
Importanza della ricerca umana.
La seconda parabola ? simile alla prima, ma c'? una differenza. La figura del mercante ricercatore di pietre preziose mette in evidenza l'iniziativa umana, indispensabile, anche se non ? mai la prioritaria. Cercare pietre preziose significa cercare ed mettercela tutta per sentirsi appartenenti alle "preziosit?" che, insieme, ci aiutano ad arrivare a scoprire il dono preziosissimo dello Spirito Santo in noi. Una delle perle preziose ? il dono della sapienza della Parola di Dio contenuta nella bibbia. Un'altra perla preziosa ? il dono della nostra coscienza e intelligenza per poter comprendere il senso delle Sacre Scritture, ? il nostro spirito di ricerca, la nostra voglia di approfondire il senso della nostra vita illuminati dalla Parola di Dio. Bellissima ? la testimonianza di Salomone, che chiede a Dio un cuore docile, disponibile, svuotato, per lasciarsi guidare dalla Sapienza divina contenuta nella Legge: ?Concedi al tuo servo un cuore docile, perch? sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male? (1Re 3,9a) ? una testimonianza che facciamo risuonare con la preghiera del salmo 119, il salmo pi? lungo del salterio, un ritornare continuamente a rinnovare l'amore per i comandamenti del Signore. Altra perla preziosa ? il sacramento della presenza viva e vera del Cristo risuscitato nel pane e vino consacrati dal presbitero presidente dell'assemblea liturgica. Un'altra perla preziosa ? il dono dei nostri genitori e degli adulti che ci hanno fatto conoscere e amare Ges?. Un'altra perla preziosa ? il dono della nostra comunit? cristiana, quella comunit? in cui abbiamo fatto il cammino catechetico per celebrare i sacramenti dell'iniziazione cristiana, ? il dono del nostro gruppo di appartenenza, del movimento, dell'associazione religiosa che ci ha fatto crescere e maturare come persone e come cristiani. Siamo come dei mercanti collezionisti di perle preziose. Altra perla preziosa ? la contemplazione della natura perch? ogni cosa del creato, da quella pi? piccola ai sistemi pi? macroscopici ci rivelano immensit? ed esuberanza di gratuit?, rimandandoci al Creatore. Dipende da ciascuno di noi darsi da fare per non perdere le tante opportunit? di usufruire di tanta ricchezza messa continuamente a nostra disposizione. Altra perla preziosissima ? quel servo sofferente consegnato fiduciosamente al Padre, quel povero, che spesso ? l'ultimo della societ? dello scarto, il quale diventa luce per noi, e ci evangelizza. Ma tutte queste perle preziose conducono ad una soltanto, la pi? preziosa di tutte: il mistero pasquale di Cristo, che diventa cos? il centro unificante di tutta la nostra esistenza cristiana. Quel mercante che trova la perla rara e vende il resto per poterla avere, pu? rappresentare il dono raro dell'amore di Dio che si ? manifestato nell'evento Cristo, nel mistero dell'incarnazione del Verbo, nel dono radicale di gratuit?, di comunione mai infranta del Figlio con il Padre, manifestato con il mistero della sua morte, sepoltura e risurrezione.
Il criterio con cui noi ripensiamo la nostra fede nella SS. Trinit? ? quello della gratuit?.
Potremmo dire all'uomo contemporaneo: ?La fede ? radicalmente non necessaria, ma ? al tempo stesso una fede radicalmente trasformante. Pensaci! Tu puoi anche vivere come se il Padre unito al Figlio nello Spirito Santo non ci fosse nella tua vita. Ma quando scopri l'infinita gratuit? del suo amore, magari a partire da una tua esperienza di vulnerabilit?, di perdita, di lutto, tutta la memoria della tua storia passata e tutta la tua pro - tensione verso le possibilit? future che ti saranno date si rivestono di una visione nuova, la visione del disegno del Padre per tutta l'umanit?: la comunione per Cristo, con Cristo e in Cristo?.
La parabola della rete trascinata sulla riva del lago, piena di pesci ? la contemplazione della comunione.
L'immagine di quella rete stracolma di pesci rappresenta la comunione di tutta l'umanit? con il Padre unito al Figlio nello Spirito Santo, la cui visibilit? piena apparir? solo nell'ultimo giorno, nel giorno del giudizio finale. Vi ? un collegamento di questa ultima parabola con la spiegazione della parabola delle zizzanie e con il racconto del giudizio finale di Mt 25,31-46. Il giudizio finale su chi ? stato buono o cattivo non spetta a noi, ma solo al Padre, il quale conosce l'intimo del cuore, soprattutto l'intimo del peccatore pi? incallito nelle schiavit? delle sue idolatrie. Fino all'ultimo respiro vitale del nostro pellegrinare in questo mondo ? data ad ognuno la possibilit? di scoprire il tesoro dello Spirito Santo, gemente in noi, che ci fa gridare profondamente grati: ?Abb?, Padre? (Rm 8,14-17; Gl 4,6-7). Basta un semplice atto di abbandono al Padre per scoprire che, anche se l'esistenza ? stata contrassegnata da tanti errori, da tante scelte sbagliate, da tante divisioni, arrabbiature, tensioni, condizionamenti, ?tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno? (Rm 8,28). Ci sar? alla fine dei tempi la separazione netta tra il bene e male, tra coloro che furono operatori di iniquit? e coloro che seppero perseverare nella tessitura di relazioni di pace e rispetto dell'alterit? dell'altro. Ma la vita terrena ? l'unica opportunit? che ci ? data per stare dalla parte di chi ha desiderato l'unit? nella carit? e non la separazione nell'egoismo del cuore.
Da scriba a discepolo del regno dei cieli.
Questa opportunit? viene ribadita dalla testimonianza stessa di Matteo evangelista e di quello scriba che dovrebbe averlo aiutato a scrivere il suo vangelo. Dopo aver ascoltato e masticato la sapienza di queste sette parabole, anche noi vorremmo rispondere di ?s?? alla domanda: ?Avete compreso tutte queste cose?? (Mt 13,51). Non basta capire. Ci vuole la grazia della conversione, del nostro passare dalla condizione di ?scriba? a quella ideale di vero ?discepolo del Regno dei cieli?. La Bibbia ? un tesoro antico. I sacramenti sono un tesoro antico. L'Eucaristia ? un tesoro antico. La Chiesa con tutta la sua ricchissima tradizione spirituale e teologica ? un tesoro antico. La nostra comunit? cristiana ? un tesoro antico. La nostra famiglia di provenienza ? un tesoro antico. La natura che ci circonda ? un tesoro antico. Chiediamo la grazia che questi tesori antichi accessibili a ciascuno di noi qui ed ora possano diventare esperienza nuova e personalissima di comunione con il Padre unito al Figlio nello Spirito Santo attraverso la mediazione della fratellanza a partire con i servi sofferenti. E ci? diventa esperienza vera solo quando viviamo l'esperienza dell'unico possesso essenziale della vita: aggrapparci al tesoro nascosto dello Spirito Santo in noi, che ci configura a Cristo morto e risuscitato, facendoci gustare tutta la pienezza di gioia dell'essere figli amati del Padre.
Unico possesso.
Sapienza che ti nascondi a chi ? avido di ricchezze,
mostrami il tuo volto, rapisci il mio sguardo!
Quale gioia scaturisce nel cuore, quando,
senza averlo saputo,
il campo della vita, che non mi appartiene,
ti manteneva nascosta, in attesa di essere scoperta,
come tesoro sotto le zolle,
come perla in paese lontano, o sapienza del Regno!
Tu, Sapienza, Santo Spirito di gratuit?:
per te vale vendere tutto per POSSEDERTI.
Tu, unico possesso che ci rende liberi,
unico possesso che crea legami di rispetto e comunione vera,
unico possesso che non satura il cuore,
perch? possederti ? eccedere di luce, irradiarti fuori di me,
gioiosamente! E di vera gioia!
Tu, unico possesso che dona pace anche nel buio della separazione,
unico possesso che accoglie, come Madre gemente in ciascuno di noi,
con le tue grida inesprimibili di fronte al Padre,
i cuori sanguinanti
di chi persevera nella comunione non infranta con il Padre nell'ora della prova,
tu, unico possesso che fai custodire gelosamente nel cuore del Padre unito al Figlio
ogni goccia sanguinante delle quotidiane silenziose rese,
sempre pi? esigenti e radicali.
Tu, unico possesso che mantiene saldo l'essenziale dell'unit? nell'Amore,
anche quando tutto sembra negato,
Tu, unico possesso non egoistico,
perch? la pienezza che sei, o vita divina in me,
? tesoro di pienezza della vera gioia,
nascosto nel cuore di ogni figlio e figlia amato e amata del Padre,
pienezza che si rivela solo nella condivisione dei cuori svuotati.