Omelia (15-03-2020)
diac. Vito Calella
?Stiamocene a casa!?, con Cristo nostro sposo

Le restrizioni per contenere il contagio del covid-19 ci costringono a starcene in casa, annullando drasticamente tutti quei gesti quotidiani, dati per scontati, che ci fanno sperimentare l'essenziale della vita umana: la relazione di comunione.
Sentiamo la mancanza dell'abbraccio, della stretta di mano, dello sguardo faccia a faccia, dello stare insieme fisicamente.
Il "coronavirus", come tutti i virus in natura, ? cos? microscopico da essere invisibile ai nostri occhi, ma micidiale nel suo scopo di distruggere il nucleo vitale delle cellule e provocare la morte, se il nostro sistema immunitario non riesce a prevalere sulla sua moltiplicazione e propagazione nel nostro organismo. Siamo abitati da queste creature malefiche finalizzate a distruggere la vita delle nostre cellule per sopravvivere e riprodursi. C'? chi le identifica addirittura con i demoni.
Di fronte a tanta vulnerabilit? e isolamento, la Parola di Dio di questa domenica di Quaresima ci invita a immedesimarci in Ges? sposo alla ricerca affannosa, stanchevole della sua sposa, che ? l'umanit? infedele rappresentata in una donna samaritana, senza nome, della quale sappiamo solo che ? portatrice di una storia fallimentare di alleanze matrimoniali: ?Gli risponde la donna: "Io non ho marito". Le dice Ges?: "Hai detto bene: -Io non ho marito-. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non ? tuo marito; in questo hai detto il vero"? (Gv 4,17-18).
I cinque mariti della samaritana rappresentano le cinque trib? straniere che vennero ad abitare il territorio di Israele dopo la distruzione di Samaria ad opera degli Assiri nel 720 a.C. Da quella mescolanza di trib? con i sopravissuti di Israele si form? il popolo dei samaritani. Ciascuna trib? straniera si fabbric? i propri idoli e cos? i samaritani erano ritenuti dai Giudei degli eretici, perch? quel popolo era paragonato a una prostituta che vive relazioni con tanti uomini, era un popolo che non sapeva fare una unica e fedele alleanza con il suo unico e vero Dio. La donna samaritana senza nome rappresenta il popolo di Dio infedele e i nomi dei cinque mariti sono i nomi dei cinque idoli di ciascuna trib? straniera che venne a mescolarsi con gli scampati dall'esilio di Israele: ?Gli uomini di Babilonia si fabbricarono Succot-Ben?t (1); gli uomini di Cuta si fabbricarono Nergal(2); gli uomini di Amat si fabbricarono Asima (3); quelli di Avva si fabbricarono Nibcaz e Tartach (4); quelli di Sefarva?m bruciavano nel fuoco i propri figli in onore di Adram-M?lech e di Anam-M?lech, d?i di Sefarv?im (5)? (2Re 17, 29-31).
Il sesto marito della donna di Samaria, incontrata da Ges?, simbolicamente rappresenta un popolo ormai prostrato a tanti idoli. Spetta a ciascuno di noi, identificandosi con la samaritana, dare un nome agli idoli che cos? facilmente sostituiscono il nome di Cristo, Sposo, Signore, Sacerdote Servo, Figlio di Dio, Verit?, Buon Pastore, che va in cerca della pecora smarrita.
Della campagna mediatica "state a casa", non ho ancora sentito nessuno a proporre: ?Aprite la bibbia e pregate! Riunitevi insieme per pregare!?. Le proposte per passare il tempo di "state in casa" sono le pi? disparate e fantasiose, belle e solidali. Ma perch? non si esplicita il nome di Ges? Cristo? Perch? non si nomina il nome di Maria?
Eppure la scena di Ges? che giunge ?a mezzogiorno? al pozzo di Sicar, in pieno giorno, in orario improprio di andare a prendere acqua per una donna, ? simbolicamente collegato al ?mezzogiorno? del Vangelo di Giovanni in cui Pilato present? davanti a tutto il popolo Ges? flagellato, ormai destinato ad essere crocifisso per noi e per la nostra salvezza: ?Ecco l'uomo! [...] Verso mezzogiorno Pilato disse ai Giudei: "Ecco il vostro re!"? (Gv 19,5.14).
Perch?, "stando a casa", non ci fermiamo un poco e ci immedesimiamo tutti nella samaritana che cerca ancora l'acqua che fa venir sete di nuovo, l'acqua dei nostri idoli (denaro, divertimento, carriera professionale, autoaffermazione, stelle dello spettacolo mediale) e non ha ancora scoperto che Ges? ? gi? venuto una volta per tutte a rivelarci la fedelt? eterna del Padre e la sua infinita misericordia che sovrasta la sua ira?
Perch? non apriamo la bibbia e ci lasciamo coinvolgere dalla scena dell'incontro con la samaritana, con ciascuno di noi, portatore dell'identit? di un popolo occidentale prostituito a troppi idoli mondani?
Nell'arsura del mezzogiorno lasciamoci invadere dalla sete del Padre unito al Figlio nello Spirito Santo che, nella figura di Ges? di Nazareth implora acqua a noi.
Non siamo noi che andiamo in cerca di Dio, ? Dio che viene faticosamente in cerca di noi!
E lo fa in questo ?mezzogiorno? faticoso della nostra storia di popolo italiano! Lasciamoci immedesimare nella donna, la quale, con stupore, scopre che c'? Qualcuno che le d? fiducia chiedendole un favore: ?Dammi da bere?.
Questo "qualcuno" non ? un qualunque giudeo che non si permette di intessere relazioni con i samaritani, ma si riveler? essere il Messia, il Salvatore!
Dio ha ancora fiducia di noi, prende l'iniziativa e vuole rinnovare la sua alleanza eterna d'amore, la sua alleanza sponsale con ciascuno di noi, per Cristo, con Cristo, in Cristo!
In Ges? contempliamo lo sposo Padre unito al Figlio nello Spirito Santo che prende l'iniziativa per venire a riprendersi la propria sposa infedele, come aveva gi? preannunciato l'esperienza del profeta Osea con la sua sposa infedele, Gomer, la prostituta sacra!
Noi per? continuiamo a persistere con un cuore duro, incapace di cogliere l'immensit? del Dono che ci sta davanti e la grandezza del Dono di ?acqua viva? che ci viene offerto.
Abbiamo ancora l'arroganza di dire a Ges?, oggi: ?Signore, non hai un secchio e il pozzo ? profondo; da dove prendi dunque quest'acqua viva? Sei tu forse pi? grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?? (Gv 4,11-12). Ora fermiamoci per contemplare il Dono che abbiamo davanti a noi. Facciamolo contemplando Ges? assetato, impolverato dal suo lungo camminare, venendo in cerca della sua Sposa, l'umanit? peccatrice.
Facciamolo lasciandoci invadere dalla Parola di Dio che, mediante l'apostolo Paolo oggi ci presenta cos? Ges?, nostro sposo: ?Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo mor? per gli empi. Ora, a stento qualcuno ? disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo ? morto per noi? (Rm 5,6-8).
La donna samaritana lasci? Ges? assetato!
Ges? morto in croce ? l'assetato e l'affamato di giustizia, della giustizia del Regno di Dio (ricordi Mt 5, 6?), Ges? non ? l'assetato dell'acqua del pozzo di Giacobbe e nemmeno l'affamato del cibo che i discepoli erano andati a comprare a Sicar! Ma proprio a causa di quella fame e sete di giustizia, vissuta fino a morire per noi, proprio da quel suo essersi fatto Dono totale con il suo Corpo crocifisso e il suo Sangue versato, da quell'esperienza radicale di dono Ges? stesso ci d? l'acqua che zampilla per la vita eterna.
Lo dir? lui stesso, gridandolo a squarciagola in una festa delle capanne vissuta prima della sua consegna a Gerusalemme: ?Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Ges?, levatosi in piedi esclam? ad alta voce: "Chi a sete venga a me e beva chi crede in me, come dice la Scrittura, fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno" Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui. Infatti non c'era ancora lo Spirito, perch? Ges? non era ancora stato glorificato? (Gv 7, 37-39).
Queste parole che Ges? dir?, rivelano l'essenza del dono della ?sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna? (Gv 4,13b), che l'apostolo Paolo, lui che era stato un peccatore convertito dalla forza di questo dono gratuito, in nome di Dio rivela chiaramente per noi oggi: ?La speranza poi non delude, perch? l'amore di Dio ? stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci ? stato dato? (Rm 5,5).
Dall'evento avvenuto una volta per tutte della morte, sepoltura e risurrezione di Ges? il Dono dello Spirito Santo ? gi? presente nel cuore di ogni uomo.
Nel pozzo di Giacobbe identifichiamo oggi il nostro cuore! Scopriamo che cosa c'? di prezioso nelle profondit? della nostra anima! Scopriamo la Presenza divina dello Spirito Santo, acqua viva spesso soffocata da tante altre cianfrusaglie di idoli che otturano la cavit? profonda del pozzo della nostra anima! San Paolo, da mistico dell'amore gratuito del Padre unito al Figlio nello Spirito Santo ci aiuta a interpretare anche la prima lettura, quelle dell'acqua scaturita dalla roccia di Massa e Meriba. Dal contesto di tentazione e di prova, dice la Parola di Dio: ?Tutti bevvero della stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era Cristo? (1Cor 10,4),
?Roccia della nostra salvezza? (Sal. 94) a cui oggi ci accostiamo sia Cristo sposo, venuto al nostro personale incontro con lui, attorno al pozzo del cuore di ciascuno di noi! Non vogliamo pi? dubitare che Ges? sia il vero nostro salvatore, il Messia, colui che ci invita ad ?adorare il Padre in spirito e verit?? (Gv 4, 23).
Lo Spirito, cio? la sorgente d'acqua viva della gratuit? dell'amore di Dio presente nel pozzo della nostra anima, rende effettiva la nostra comunione filiale con il Padre, una comunione profumata di tanta sua cura "pastorale", fatta di tenerezza, misericordia e fedelt?, per mezzo della ?via, verit? e vita? che ? il suo proprio Figlio, il nostro sposo, morto e risuscitato per noi e per la nostra salvezza.
L'ultima scena ? bellissima: i samaritani invitarono Ges? a stare a casa con loro. E Ges? stette in casa con loro per alcuni giorni. Stiamocene dunque a casa, con Cristo che ci insegna a mangiare ogni giorno il cibo della gioia di fare la volont? del Padre!