Omelia (09-02-2020) |
don Alberto Brignoli |
Il sale della piet? e la luce della giustizia A volte, ? sufficiente invertire i termini, le parole di una frase, perch? essa assuma un significato completamente differente, anche se in apparenza si sta esprimendo il medesimo concetto. ? un conto dire "Io sono l'insegnante di suo figlio", e un altro dire "Sono io, l'insegnante di suo figlio": in entrambi i casi, la persona si identifica come tale nella sua funzione, ma mentre la prima frase indica solo una presentazione personale, la seconda ha pi? il sapore del concetto da ribadire, ovvero "Sono io" - e non un altro, e non tu - "l'insegnante". Di fatto, la seconda ? un'affermazione forte che richiama ognuno alla propria funzione e responsabilit?, in un gioco delle parti: "Ci possono essere molti insegnanti, ma quello di tuo figlio sono io". Ho provato ad applicare questa formula alle due affermazioni del Vangelo di oggi, tanto famose quanto citate - spesso anche abusate - e quindi bistrattate. "Voi siete il sale della terra... Voi siete la luce del mondo": quante volte abbiamo ascoltato queste parole, bellissime, ricche di significato, molto spesso interpretate come "esaltazione" della nostra fede e della nostra religione cristiana rispetto ad altre fedi e ad altre religioni, o anche solo rispetto a un mondo che non crede, che brancola nelle tenebre e che quindi ha bisogno di una luce, oppure che ? privo di valori e quindi necessita di qualcuno o di qualcosa che gli dia senso e sapore, e questo lo possono fare solo i cristiani e la Chiesa.... No, non ? cos?: essere sale della terra e luce del mondo non significa essere dispensatori di valori, e nemmeno essere un faro che guida chi ? nelle tenebre. Se il Concilio Vaticano II parlando della Chiesa scrive la "Lumen Gentium", ricordiamoci che "Lumen Gentium", "Luce delle Genti", non ? riferito alla Chiesa, bens? a Cristo, la cui luce si deve "riflettere sul volto della Chiesa" proprio come su uno specchio. Ma non ? lei, la luce. Chi ?, allora, la luce? Chi ? il sale? Siamo noi, discepoli e seguaci di Cristo, certo: ma come lo siamo? E come, soprattutto, dobbiamo esserlo? Rileggiamo le due affermazioni in quel modo che dicevo al principio: "Siete voi, il sale della terra; siete voi, la luce del mondo". Dette cos?, dicevo, suonano come un voler ribadire qualcosa rispetto ad altro. A cosa? Il sale, nella nostra cultura e per ovvi motivi legati alla sua natura, ? utilizzato per dar sapore alle cose, e gi? questo ? un bel significato, se lo attribuiamo ai discepoli di Ges?, chiamati a dare gusto alla vita (e non dimentichiamo che Ges? sta parlando alle folle nel Discorso della Montagna, e non in privato ai Dodici). Ma nell'antichit?, e al tempo di Ges? in particolare, il sale aveva anche la funzione di conservare gli alimenti, di curare le ferite infette, ma soprattutto di suggellare le alleanze, perch? serviva come garanzia negli scambi commerciali. E quando perdeva le proprie caratteristiche ("il sapore", leggiamo noi, ma Matteo usa un termine molto pi? forte, "se il sale impazzisce", diventa "stolto", l'esatto contrario del "sapere"), veniva usato come ghiaia, come lo usiamo spesso anche noi quando sulle strade fa freddo, per cui viene calpestato: non ? pi? garanzia di nulla, non serve pi? a conservare, non cura pi? alcuna ferita. Di sale, sulla terra e nel mondo, ce n'? stato, ce n'?, e ce ne sar? parecchio: ma Ges? ci dice "Siete voi, il sale della terra", il vero sale della terra. "Luce del mondo", la seconda espressione, era uno dei termini con cui dal pio ebreo veniva indicata la Citt? Santa, Gerusalemme, faro per tutti i popoli soprattutto per la presenza del tempio e per la custodia della Legge di Dio. E che Ges? potesse riferirsi ad essa, ce lo confermano i versetti successivi, che parlano della citt? collocata sopra un monte, come era appunto Gerusalemme sul monte Sion. A Gerusalemme e ai suoi abitanti, non c'? dubbio, piaceva sentirsi chiamare cos?. Eppure, le continue vicende di infedelt? all'alleanza con Dio spesso hanno reso questa citt? inaffidabile, incapace di far brillare la luce di cui era depositaria. Esiste, quindi, e continuer? ad esistere, dice Ges?, una citt? chiamata la luce del mondo: ma la vera luce del mondo, ribadisce ai suoi discepoli, siete voi. "Siete voi, la luce del mondo", la vera luce del mondo. Onorati, di essere pi? importanti di una citt? e pi? importanti di un prezioso elemento commerciale come il sale: ma come possiamo essere sale della terra e luce del mondo? Dando senso e sapore alle cose che facciamo? Riempiendo di valori la societ?? Guidando tutti alla verit?? Illuminando la vita di chi sta nelle tenebre? Queste sono tutte cose che ha gi? fatto e continua a fare il Maestro. Adesso serve qualcuno che - come dice il profeta Isaia nella prima lettura - torni a far splendere la luce come un'aurora e che rimargini le ferite, proprio come fa il sale. E rimarginare le ferite dell'umanit? significa "dividere il pane con l'affamato, introdurre in casa i miseri e i senza tetto, vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti". Risplendere come l'aurora fra le tenebre significa "togliere di mezzo a te l'oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, aprire il tuo cuore all'affamato, saziare l'afflitto di cuore". Altro che insaporire il mondo come depositari dei valori e illuminare la terra come se fossimo il faro dell'umanit?! Il nostro compito ? ristabilire l'alleanza tra Dio e la terra sanando le ferite dell'umanit?; la nostra missione ? di far risplendere la luce della giustizia in un mondo che di giustizia ne ha poca. Siamo noi, il sale della terra; siamo noi, la luce del mondo. E ricordiamoci che nessun altro, al nostro posto, pu? fare questo. |