Commento su Is 8,23-9,3; Sal 26; 1Cor 1,10-13.17; Mt 4,12-23
Nella liturgia di domenica scorsa Giovanni Battista indicava Gesù come l'agnello di Dio, agnello e servo di Dio. Con lui inizia il tempo nuovo di cui parla anche il profeta Isaia: la salvezza aperta a tutti e l'accoglienza di tutte le genti della nuova alleanza.
Giovanni testimonia che Gesù è l'agnello immolato che toglie i peccati del mondo, il Figlio di Dio, "quello di cui ho detto che dopo di me verrà uno che è avanti a me perché era prima di me, io sono venuto a battezzare con acqua perché il Cristo fosse manifestato a tutti i popoli".
La liturgia di questa terza domenica ci presenta Gesù che torna, dopo l'arresto di Giovanni, in Galilea e qui inizia a predicare. Gesù inizia la sua missione chiamando i primi quattro discepoli, Simone detto Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni.
Gesù inizia la predicazione invitando le genti della Galilea a convertirsi, a cambiare mentalità, a cambiare il proprio modo di vivere, perché il regno di Dio sta per venire, sta per realizzarsi attraverso il popolo ebraico e da questo si arriverà a tutte le nazioni della terra.
Questa terza domenica è chiamata "Domenica della Parola" e in questa domenica si inizia la lettura del vangelo secondo Matteo.
Nella prima lettura, tratta dal libro del profeta Isaia, ci viene ricordata la profezia che annunciava il ritorno di Gesù in Galilea, nella terra di Zabulon e di Neftali. Qui la predicazione di Gesù appare come una grande luce che rincuora e consola, riempie di gioia i primi discepoli che lo seguono senza indugio.
Con il ritornello del salmo responsoriale tratto dal Salmo 26/27 "Il Signore è mia luce e mia salvezza" il popolo acclama al Signore perché Egli è la sua luce e la sua salvezza, è il rifugio sicuro, è la forza; il popolo non avrà paura perché il Signore è con lui e chiede una sola cosa: abitare per sempre nella casa del Signore.
La seconda lettura è tratta dalla prima lettera ai Corinzi. L'apostolo Paolo invita i fratelli ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni fra loro. L'apostolo, infatti, aveva avuto notizia che ognuno di questi fratelli proclamava di essere di varie appartenenze. Paolo ribadisce che "tutti noi siamo di Cristo, che mi ha mandato a predicare la sua Parola".
La fede nel Signore deve essere testimoniata in unità, senza divisioni, ma come una vera comunità di persone.
L'evangelista Matteo, in questa domenica, ci propone il brano in cui Gesù chiama i primi discepoli.
Gesù tornato in Galilea, come aveva profetizzato Isaia, si stabilisce a Cafarnao e qui inizia la sua missione, annuncia e fa conoscere la persona del Padre, invita tutte le genti all'ascolto di quanto lui predica, invita il popolo a seguirlo, a cambiare mentalità ed il modo di comportarsi in vista del Regno che sta per venire.
Gesù esce allo scoperto: con lui si realizzano le profezie dei profeti che annunciavano la venuta di un qualcuno che avrebbe salvato l'umanità.
Gesù chiama i primi discepoli e per loro, come per tutto il popolo, la sua parola è come una grande luce che illumina il cuore e trasforma la propria esistenza.
Gesù, oggi, chiede a noi quello che allora chiedeva ai discepoli, in virtù del Battesimo che ogni cristiano ha ricevuto: anche noi siamo chiamati a seguirlo, a camminare con lui e a testimoniarlo con la nostra vita.
Per la riflessione di coppia e di famiglia:
- Questa domenica è detta "Domenica della Parola": per noi che cosa è questa "Parola", ci serve per la nostra vita di cristiani?
- Siamo certi che la "Parola", di cui ci parla il vangelo, sia veramente quello che Gesù ha predicato durante la sua vita terrena? Quali le motivazioni che ci rendono certi?
- Gesù sceglie i primi discepoli, che lo seguono senza indugio: qual è il nostro comportamento quando il Signore ci chiama?
- Per realizzare il progetto di Dio su di noi è necessario scegliere come compagno di viaggio il Cristo: ci ricordiamo di questo nel nostro quotidiano?
Gianna e Aldo - CPM Genova