| Omelia (19-01-2020) |
| Luca Rubin |
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Ora tocca a te! Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’ agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Ti sarà capitato che, vedendo arrivare un amico, o una persona cara, esclami un "carissimo!" Oppure spalanchi le braccia e fai un bel sorriso, magari ti scappa anche una lacrima per l'emozione. In quel momento sei trasportato dall'onda di ricordi, esperienze, vissuti. Qualcosa di simile deve aver vissuto Giovanni, quando vede Gesù: non lo chiama per nome, ma usa un'immagine, per esprimere tutto ciò che sta vivendo.
Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell'acqua, perché egli fosse manifestato a Israele. Io non lo conoscevo. Inizia sempre così una storia, una relazione, un'amicizia. Ci si incontra, si scoprono affinità e diversità, si costruisce qualcosa, ci si scontra e incontra di nuovo. Pur non conoscendolo, Giovanni battezza, non per convertire gli altri, non per essere un bravo e zelante missionario: Giovanni battezza perché Gesù fosse manifestato a Israele, e quindi anche a lui. Tante volte ci facciamo mille problemi su come fare a credere, a pregare, a sperare. Ebbene, questo proposto da Giovanni è un ottimo punto di partenza: non aver paura di dire "io non lo conosco", sarà come trovare il bandolo della matassa, e iniziare a creare il gomitolo. Perché egli fosse manifestato. Questo perché è la chiave dell'equilibrio ritrovato: manifestazione è sinonimo di conoscenza, se conosco posso amare, se amo creo e diffondo bellezza. Giovanni predica e amministra un battesimo di penitenza, con la speranza di aprire i propri e gli altrui occhi, in modo da vedere Colui che riporta ordine e bellezza. Io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio. Giovanni ora non usa più immagini e metafore: l'agnello è il Figlio di Dio, inequivocabilmente Lui, Gesù Cristo, Verbo del Padre, nato da Maria. La non conoscenza diviene conoscenza, manifestazione, visione, testimonianza. Non lo conosco, accetto di non sapere chi sia, mi rassegno a non avere tutte le risposte, tuttavia non rimango fermo ma cammino, mi muovo, finché quel volto senza nome e senza storia diventa un volto amico, un volto amato, un volto che si manifesta, io l'ho visto, l'ho riconosciuto, e ora non posso fare altro che testimoniarlo, con la mia vita sgangherata e inadeguata. Testimoniare significa rendere la mia vita un riflesso della Sua, come i rami degli alberi in inverno, che lasciano passare i raggi del sole: non possono fare altrimenti. La bellezza viene ristabilita da un agnello, che non teme di non essere riconosciuto; il suo belato riconduce a casa chi è disperso. Gli occhi di Giovanni si aprono e la sua vita rende testimonianza. Il suo perché ha raggiunto la meta, la bellezza è posta nelle tue mani: ora tocca a te. |