| Omelia (12-01-2020) |
| don Luciano Cantini |
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Uscì dall'acqua Per farsi battezzare da lui Nell'immaginario dei giudei la figura del Messia è quella di un uomo forte, Giovanni Battista afferma che colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali (Mt 3,11). Il battesimo praticato al Giordano era un gesto penitenziale, ci si immergeva nell'acqua carichi dei propri peccati invocando da Dio la forza per cambiare vita; come è possibile che il Messia si mescoli ai peccatori, come un peccatore! Per questo Giovanni voleva impedirglielo, anzi avrebbe desiderato che i ruoli fossero invertiti. La sua visione, come quella di molti di noi, specie in ambito religioso, è come congelata, refrattaria ai cambiamenti, piuttosto volta all'indietro quasi con nostalgia di ciò che è passato. «La Chiesa è rimasta indietro di 200 anni», disse il card. Martini nell'ultima intervista nel 2012; forse all'inizio di un nuovo decennio sembra che, invece di aver recuperato il tempo perso, abbiamo aumentato il divario. Il mondo cambia molto rapidamente sotto i nostri occhi ma evitiamo di rendercene conto, gli uomini sono cambiati, la società è cambiata, la famiglia vive altre realtà; tutto questo provoca sconcerto, disorientamento, preoccupazione, impotenza che generano spinte di radicalizzazione, dogmatismi, appello alle norme, ai codici. Invece dovremmo mantenerci col cuore aperto, avere il senso della incompiutezza, scoprire la ricchezza di un pensiero sospeso capace di accogliere ogni svolta della vita che il Signore mette innanzi. La prospettiva del Signore non è quella offerta dalla tradizione; a Gesù sembra mancare qualcosa alla sua umanità: il peccato. L'andare al Giordano ha il segno della inquietudine per l'umanità cosciente della propria insufficienza che cerca il riscatto, la misericordia di Dio. Gesù si fa carico del "peccato" della umanità.
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