| Omelia (12-01-2008) |
| a cura dei Carmelitani |
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Prova l'alter ego di Eva, perché se da una donna, oggetto di giochi "demoniaci", l'Umanità ha peccato conseguendo la morte, da una donna, Maria, "soggetto di progettualità divina", l'Umanità ha la strada per la salvezza eterna. Maria diventa lo spartiacque femminile tra l'antico e il nuovo testamento, tra la Genesi e l'Apocalisse, tra la morte terrena e la vita eterna. E Gesù, questo "Dio-bambino-Uomo", è il trade-union ma anche l'elemento di rottura di questa "santa famiglia", la quale per un imperscrutabile disegno superiore, incomprensibile all'acume umano, diventa modello di riferimento per la cristianità cattolica, attraverso il testo di Siracide e di Paolo. Un modello di famiglia che ci invita a "uscire da sé", a guardare all'altro, rinunciando anche al proprio progetto personalistico per venire incontro al progetto dell'altro, assumendo una relazione che deve rivestirsi di rispetto, perdono, misericordia, amore, sopportazione, ascolto, condivisione, silenzio, meditazione, carità, come ricorda la lettura paolina, che fa pendant con lo splendido testo di Siracide che fa memoria e invita ad avere cura, solidarietà, comprensione attenzione, pazienza verso coloro che ci hanno guidato una vita e che ora devono essere guidati nella senilità. Infine i testi domenicali chiedono alla Chiesa e alla società nel suo insieme una maggior relazione nei confronti delle coppie e delle famiglie in difficoltà a qualsiasi titolo. La loro accoglienza, l'ospitalità, la cura premurosa costituiscono non tanto un obbligo, ma quanto un bisogno del cuore e dal cuore, perché così si condivide la sollecitudine concreta di Dio, nella figura della santa famiglia, verso queste realtà, familiari e di coppie, ultime.
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