Omelia (17-11-2019)
padre Paul Devreux
Commento su Luca 21,5-19

Gesù annuncia la distruzione del Tempio e, siccome nell'anno 70 è successo veramente, oggi diciamo che l'aveva previsto. Ma proviamo ad immaginare che non sia successo e che il Tempio sia sempre lì, come il Panteon o il Colosseo, la profezia di Gesù potrebbe essere considerata sbagliata? Direi di no.

Penso che Gesù si riferisse più al culto che vi si praticava che all'edificio.

Il Tempio serviva per offrire sacrifici e preghiere a Dio, in cambio di salute e prosperità, secondo la logica del: Io do una cosa a Te e Tu dai una cosa a me. Un mercato, come denunciò Gesù.

Gesù è venuto a smontare questo culto rivelandoci il volto del Padre e proponendoci di essere Cristiani, cioè persone che portano avanti il suo sogno, il sogno di una umanità nuova, fatta di persone che, con l'aiuto di Dio, si mettono al servizio degli altri, al servizio del regno, amando gratuitamente, come Dio ci ama gratuitamente.

Il culto del Tempio, senza il Tempio, è venuto meno; ma il progetto di Gesù è indistruttibile. Sarà sempre beffeggiata, perseguitata e considerata un'utopia, ma di fatto è una proposta di vita autentica, capace di risorgere sempre. Anche se fosse distrutto il Vaticano e l'organizzazione della Chiesa smantellata, la proposta di Gesù rimane, come Dio rimane e porta vita.

Abbiamo la fortuna di averla ascoltata, ora tocca a noi portarla avanti con serenità e fiducia.