Omelia (11-08-2019) |
don Maurizio Prandi |
Il mio prossimo, il mio tesoro! Si apre una settimana importante per le nostre comunità: da oggi e per tutto il triduo in preparazione alla solennità dell'Assunzione e poi di san Rocco cercheremo di capire qualcosa di più su questo nostro tempo che sta piano piano cancellando (per non dire uccidendo) una delle parole più importanti e decisive che Gesù ci ha offerto, una parola che è diventata fastidiosa e insopportabile: prossimo! Il brano di Vangelo oggi è lungo e un po' complesso, ma in fondo ci dice che è il prossimo il nostro tesoro e che del prossimo non possiamo avere paura, perché nel prossimo Dio (l'insegnamento della parabola) pone la sua fiducia. Tengo la divisione in tre momenti che propone don Fabio Rosini in un suo commento: 1) all'inizio Gesù si rivolge a ciascuno di noi - alla sua Chiesa - con grande affetto, chiamandoci «piccolo gregge», gente capace di non confidare nella sapienza e nel potere dei grandi, dei forti, dei potenti. Mi colpisce questo: Gesù ci ama in quanto piccoli, ci riconosce perché piccoli, si china su di noi perché ci vede piccoli. Nella piccolezza, potremmo dire, c'è tutto e proprio perché piccoli ci consegna il dono più prezioso: il Regno, Regno che sappiamo non essere una cosa, ma una persona: Gesù, il Figlio! Il vangelo è percorso da questo annuncio: è giunto a voi il Regno - il Regno di Dio si è fatto vicino - il Regno è un piccolo seme - il Regno è un pochino di lievito - il Regno è un seminatore, un contadino - ; è sempre affascinante la concretezza di Gesù, affascinante ed esigente: questo insistere su ciò che è piccolo è un invito alla concretezza della prossimità verso chi ha bisogno. 2) Poi la domanda che nasce dalla sentenza che Gesù dà sul tesoro e sul cuore: dov'è il mio tesoro? Dov'è il nostro tesoro? Lì c'è anche il cuore, la vita, la possibilità di appartenere al Regno e a Dio stesso. Il mio prossimo... ricordate la parabola del buon samaritano: a chi diceva che il prossimo era l'ebreo ovvero il suo simile, quello della sua stessa razza, religione, lingua; o a chi diceva che dal prossimo bisogna guardarsi sennò diventi impuro se lo tocchi mentre sanguina (ovvero nel momento in cui ha estremo bisogno di te), Gesù lo ha messo in guardia dicendogli tutta ma proprio tutta la distanza che separa un pensiero simile dal pensiero di Dio! Se il tuo Dio è questo, se il tuo Dio ti insegna questo, sappi che non è Dio! Non è il mio Dio! Dov'è il mio cuore? Nelle cose? Nei beni materiali? O il mio cuore sono le relazioni, le persone create a immagine e somiglianza di Dio? Prossimo (e quindi tesoro!) è l'affamato, l'assetato, il pellegrino, l'ammalato, il carcerato, chi non ha con che vestirsi, lo straniero! Il vangelo ci ricorda che Gesù, con semplicità e concretezza, dichiara che nella misura in cui si è distanti dalle relazioni e dal prossimo, si è distanti da Dio e dal suo Regno. 3) Infine la parabola, bellissima, che ci racconta di Dio come di un padrone che se ne va consegnando tutto, affidando tutto. Ogni volta che ascolto queste parole mi piace pensare che se l'uomo è capace di fede, di abbandono in Dio è perché ha ascoltato di un Dio che ha fede nell'uomo. Abbiamo appena detto che dona il Regno, mette nelle sue mani il Regno ai più piccoli e ora (ripeto un pensiero di qualche tempo fa) Dio ci viene raccontato da Gesù come un padrone di casa che parte e affida la sua casa ai suoi servi. Dio, un padrone pieno di fiducia che non nutre sospetti. Proprio perché Dio ha un cuore pieno di luce ti affida le sue cose, tutte! Quindi le persone e il mondo intero e lo fa dicendoti: Tu puoi farti carico, tu puoi prenderti cura! Non può che conquistarci il volto di un Dio che ha fiducia in noi.
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