Omelia (28-07-2019) |
padre Antonio Rungi |
Gesù maestro di preghiera Il vangelo di questa XVII domenica del tempo ordinario, ultima del mese di luglio 2019, ci fa riflettere sul tema della preghiera e quale preghiera in modo particolare privilegiare e il contenuto stesso del nostro pregare. Ebbene, di fronte all'esigenze spirituali dei suoi discepoli che volevano imparare a pregare come già facevano i discepoli di Giovanni Battista, Gesù si fa maestro di preghiera per il suo gruppo e costituisce la prima vera scuola di preghiera cristiano, nella quale Cristo è guida, è oggetto di preghiera e riferimento della stessa preghiera. Bisogna apprezzare questo gesto di generosità da parte di Gesù di fronte ad un bisogno così esplicito che manifestano i suoi. Per cui senza fare alcuna trattazione di tipo teologico o filosofico sul significato della preghiera, con semplicità, spontaneità ed immediatezza, dice agli apostoli che se vogliono pregare, il modo più bello e concreto, fattivo e produttivo è quello di rivolgere il pensiero a Dio e chiamarlo per quello che è, cioè Abbà, Padre. Il contenuto espresso in questa preghiera, per Luca, sintetizzata in poche espressioni è incentrato su alcuni temi portanti della fede cristiana, che tutto dobbiamo avere chiari in mente: Dio è Padre. Dio va glorificato con la nostra esistenza, perché siamo sue creature e tutto dobbiamo al nostro Creatore. La nostra riconoscenza verso di Lui deve essere totale e onnicomprensiva, da quel dono della vita a quel dono della fede e della grazia che abbondantemente ha riversato su di noi. C'è anche una forte richiesta di perdono e di misericordia divina, non senza aver prima rivolta a Dio la richiesta di assicurare il necessario a noi esseri mortali. Il testo del vangelo non si limita all'insegnamento della sola preghiera del padre nostro, ma dà altre indicazioni concrete per vivere in sintonia con il cielo. Non basta chiedere, infatti, occasionalmente e una volta per sempre, ma chiedere insistentemente, fin quando la richiesta non viene in qualche modo soddisfatta. L'esempio che Gesù porta per avvalorare la sua tesi, è incontestabile, è esplicativa per se stessa, in quanto attinge da un valido sempre valido sempre, che è quello dell'amicizia. Dio è, infatti, il nostro Padre perché il nostro amico che di fronte alle nostre continue richieste si alza per venirci incontro come ha fatto con il suo Figlio, mandato nel mondo per salvarci. Il nostro rapportarci a Dio e alla vita spirituale ed interiore necessita di costanza e di insistenza nel chiedere, cercare e bussare al cuore di un Dio che è Amore e Tenerezza. E poi il fatto che ogni vero padre, ma anche vera madre della terra dà sempre il meglio ai suoi figli, citato come riferimento umano ed esperienziale nel brano del vangelo di Luca, viene a confermare tutto l'assetto dimostrativo e logico del valore della preghiera rivolta a Dio, per chiedere ciò che è davvero indispensabile per ogni persona umana. Questa nostra dimensione orante della vita, la possiamo ben inserire come proposta di riflessione dalla prima lettura di questa domenica, tratta al libro della Gènesi, nella quale viene riportata la preghiera di Abramo che si rivolge a Dio per salvare le due città, simbolo del peccato e del decadimento morale più totale. Dall'ipotesi di trovare in esse almeno 50 giusti in Sodoma, si arriva al minimo indispensabile di trovare almeno un solo giusto in essa. Nell'una e nell'altra ipotesi la misericordia di di sarà grande ed infinita e per quel solo giusto non sterminerà l'intera città. E' questo un chiaro riferimento alla morte del Giusto dei Giusti che è Cristo, nella cui persona e nel suo sacrificio della croce l'umanità è stata salvata e redenta. Ce lo ricorda in modo esplicito e circostanziato nella terminologia san Paolo Apostolo nel sintetico brano della sua lettera ai Colossesi, che è il testo della seconda lettura di questa domenica: "Fratelli, con Cristo sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti. Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti a causa delle colpe e della non circoncisione della vostra carne, perdonandoci tutte le colpe e annullando il documento scritto contro di noi che, con le prescrizioni, ci era contrario: lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce". Nella croce di Cristo noi abbiamo ottenuto la redenzione e mediante la croce di Cristo ci salveremo, se ci metteremo davvero alla sua sequela. E noi, ricalcando proprio la preghiera del Padre nostro che Gesù ci ha insegnato agli apostoli e quindi a tutti i suoi discepoli e seguaci, vogliamo rivolger a Dio la nostra umile preghiera con questo testo scritto da me: "A Te, Padre Nostro". Padre Nostro che sei nei cieli ti ringraziamo per il cielo che ci hai dato e che ci indica la meta finale del nostro pellegrinaggio temporale. Grazie per il dono del creato che hai affidato alla nostra personale cura e messo nelle nostre mani, perché dia il cibo quotidiano e quanto è necessario per chi lo abita da un confine all'altro dell'orbe terraqueo. Grazie per il dono della vita che hai impresso nel volto di ogni vita. Non permettere, o Padre di tutti, che nessuno dei nostri fratelli, soprattutto più piccolo ed indigente possa assaporare la freddezza del nostro cuore e l'indifferenza della nostra mente. Padre Nostro, che sei davvero il Padre di tutti e di ciascuno, perdonaci delle nostre discriminazioni, delle nostre differenziazioni sociali, culturali e religiose. Tocca il cuore di chi non si sente ancora tuo figlio, perché possa nascere in lui il germe di quell'amore che sa donarsi, perdonare, benedire senza mai maledire. Abbà, Padre, non manchi a nessuno la gioia della comunione familiare, della pace nell'umana società della grazia santificante che ci fa essere persone sensibili alle esigenze dello spirito e resistenti ai soli bisogni terreni. Amen |