Omelia (19-05-2015)
Paolo Curtaz


Giovanni evangelista ci consegna, oltre al discorso che Gesù fa ai discepoli dopo l'ultima cena, la splendida preghiera sacerdotale che Gesù rivolge al Padre. Leggendo e meditando questa preghiera impariamo anche noi il vero e profondo significato della preghiera cristiana. Il discepolo si rivolge a Dio con fiducia, non teme di chiedere, ha un rapporto intimo con il suo Signore attraverso Gesù. Siamo istintivamente in imbarazzo quando preghiamo: spesso non sappiamo che cosa chiedere o come. Gesù ci insegna a rivolgerci al Padre con naturalezza. E scorrendo le parole del maestro scopriamo, ad esempio, che l'eternità non è una interminabile e noiosa ripetizione del tempo, ma la conoscenza profonda dell'identità e della volontà di Dio. Gesù è consapevole di avere una missione e di averla realizzata: con le parole le opere ha manifestato ad ogni uomo il vero volto del Padre. Gesù sa che la sua avventura sta finendo e si preoccupa per i suoi che restano nel mondo. Quanto affetto, quanta tenerezza proviamo nel leggere queste parole: il maestro sa quanto è difficile custodire la fede nelle vicende della vita e si affida all'opera del Padre.