Omelia (14-08-2014) |
Paolo Curtaz |
Ci siamo. Pietro è conosciuto nel gruppo per la sua generosità. E per la sua goffaggine. Sa che deve essere all'altezza della responsabilità affidatagli dal Signore e dimostrare di avere ampiamente capito l'ammonimento riguardante il perdono. Osa, esagera, fa il botto: è disposto a perdonare fino a sette volte! Ammiro Pietro per il suo coraggio (la sua incoscienza!). Sette volte! Immaginate che il vostro vicino vi chieda scusa per avere sparlato male di voi col portiere. D'accordo, fate gli splendidi e soprassedete. Torna dopo un'ora a chiedere scusa perché ha parlato male di voi col panettiere... che fare: lo perdonate o non vi sentite, piuttosto, presi per il naso? Gesù, però, spiazza Pietro e tutti noi: il discepolo è chiamato a perdonare settanta volte sette, cioè sempre! E lo può fare non perché generoso, o migliore, o santo, ma perché lui per primo ha fatto esperienza di peccato e di perdono. Possiamo perdonare sempre perché a noi è stato perdonato tantissimo, perché possiamo davvero diventare simili al Padre che fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Perdoniamo gli altri col perdono ricevuto da Dio. |