Omelia (05-11-2017)
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)
Commento su Ml 1,14- 2,2.8-10; Sal 130; 1Ts 2,7-9.13; Mt 23,1-12

Ml 1,14-2,2b.8-10; Sal 130; 1 Ts 2,7-9.13; Mt 23,1-12

I temi affrontati dalla liturgia di oggi rappresentano un programma concreto per chi voglia vivere, con coerenza e responsabilit?, la sua appartenenza ecclesiale.

Il profeta Malachia si rivolge ai sacerdoti della casa d'Israele (ma potrebbe rivolgersi, oggi, a tutto il popolo cristiano, consacrato dal Concilio "profeta, sacerdote e re") e imputa loro il peccato peggiore per un testimone e una guida: essere di inciampo a molti con il loro insegnamento. Attraverso il profeta, il Signore ha parole di fuoco contro questi maestri devianti: Voi avete distrutto l'alleanza, avete usato parzialit? nel vostro insegnamento, anch'io vi ho reso spregevoli e abietti davanti a tutto il popolo.

A fronte di queste deviazioni magisteriali, Paolo - scrivendo con la sua mano callosa di lavoratore ai cristiani dell'odierna Salonicco - si propone come modello. Vi ho annunciato il vangelo di Ges? - dice Paolo - lavorando duramente notte e giorno per mantenermi, per non essere di peso a nessuno; e avrei voluto non solo annunciarvi la buona notizia, ma annunciare tutto me stesso, le mie tensioni interiori, le mie fatiche e i mie dubbi, perch? vi voglio bene, "mi siete cari". Ecco: l'apostolo ? colui che ama la Parola al punto da non curarsi della fatica per annunciarla, ma soprattutto ama le persone alle quali l'annuncio ? destinato.

Il Vangelo rincara la dose. Se - come dice Ges? ai discepoli in questa pagina di Matteo - "sulla cattedra di Mos? si sono seduti gli scribi e i farisei"... voi fate quanto essi predicano, ma non seguite i loro comportamenti. Non legate pesanti fardelli a coloro che considerate peccatori, mentre voi vi ritenete puri e impeccabili; non pretendete i posti d'onore, ma mettetevi in fondo alla fila; non fatevi chiamare Maestri, perch? solo il Cristo ? il vostro Maestro. Un'autentica rivoluzione, che non solo segna il passaggio dall'ortodossia all'ortoprassi, ma che detta le regole dell'ortodossia e dell'ortoprassi e che fissa i criteri ermeneutici per definire la vera identit? della Chiesa.

Un'ermeneutica che - nonostante il rovesciamento della struttura piramidale della Chiesa operata dalla Lumen gentium - non ? ancora entrata a fondo nella coscienza di credenti. Se la Chiesa ? il popolo di Dio, anch i discpoli possono essere i maestri: ogni essere umano ? un discepolo del Cristo e dlla sua Parola di cui tutti, dal semplice "fedele" al Papa devono mettersi in ascolto. Nessuno possiede la verit? tutta intera. La verit? tutta intera appartiene solo a Dio.

Non nascondiamocelo: spesso si ha paura del popolo di Dio: delle sue intuizioni, della sua profezia: ma perch? mai chi presiede la Chiesa dovrebbe aver paura del sensum fidelium su certi temi "caldi", come la contraccezione, le convivenze, la comunione ai divorziati risposati, il celibato dei preti, i ministeri femminili...? Non ? forse attraverso l'ascolto umile di tutti che si pu? realizzare la comunione ecclesiale?

? questo senso di umilt? (che papa Francesco, peraltro, ci sta testimoniando) che pu? portare ad una revisione del concetto di discepolato comune. Ce lo indica il salmo 131/130:

Signore, non si esalta il mio cuore

n? i miei occhi guardano in alto;

non vado cercando cose grandi

n? meraviglie pi? alte di me.

Io invece resto quieto e sereno:

come un bimbo svezzato in braccio a sua madre,

come un bimbo svezzato ? in me l'anima mia.


Per la riflessione di coppia e di famiglia.

- Che cosa significa, per noi e per la nostra famiglia, "essere discepoli" l'uno dell'altro?

- Ci capita di sognare, in coppia e in famiglia, una chiesa sempre meno impegnata a parlare di legge, di codici, di diritto canonico, di condanne e sempre pi? di amore e di misericordia?


Luigi Ghia Direttore della rivista "Famiglia Domani"