Omelia (26-11-2017)
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COMMENTO ALLE LETTURE
Commento a cura di don Paolo Ricciardi

Quando si parla di giudizio universale, il nostro pensiero va quasi immediatamente alla Cappella Sistina, a Michelangelo, a quell'affresco che ci affascina e ci inquieta per la sua potente plasticit?, tra i corpi dei giusti attratti verso l'alto e i dannati trascinati verso il basso.
In questa domenica, lo stesso senso di stupore misto a disagio ci viene dal vangelo di oggi, con cui si conclude il capitolo 25 di Matteo e l'intero anno liturgico, nella solennit? di Cristo Re.
Abbiamo lasciato da poco le vergini sagge entrate alla festa di nozze, mentre le stolte sono rimaste fuori. Abbiamo visto due servi gioire con il loro padrone - dopo aver raddoppiato i talenti - mentre un altro - malvagio e pigro - ? rimasto nelle tenebre. E ora vediamo come una scena maestosa un Re-Pastore che fa una separazione tra pecore, alla sua destra, e capri, alla sua sinistra.
E alle prime dice: "Venite, benedetti dal Padre mio!"
C'? un regno, dice Ges?, "preparato fin dalla fondazione del mondo": ? il regno il cui re ? il Figlio dell'uomo, cio? il Cristo. ? un regno dove ogni azione umana, anche il pi? piccolo gesto, prende senso, valore, spessore. Un regno dove Ges? stesso sembra superare la distinzione "credenti e non credenti", che tante volte domina nei nostri criteri umani (ed ecclesiali), per parlare di "coloro che hanno vissuto d'amore" e "coloro che non hanno vissuto d'amore". Infatti ci possono essere azioni compiute da chi non crede che si pongono nella prospettiva del regno, e ci sono azioni compiute dagli abituali frequentatori di chiese che contrastano con la logica dl regno. ? il regno dove verremo giudicati sull'amore. E dall'Amore.
Il Re ? lui, Ges? Cristo; e i membri di questo regno non sono "sudditi", perch? tutti coloro che hanno ricevuto il battesimo, inseriti in Cristo sacerdote, re e profeta, prendono parte di questa regalit?, dove regnare significa servire, amare.
Ma, non solo: questo regno ? per tutti gli uomini, in particolare per quelli che il vangelo chiama "i piccoli". E tra Cristo Re e i piccoli c'? una vicinanza cos? stretta (? la pi? grande rivelazione di Matteo) che si pu? parlare di identificazione. Ges? ? l'affamato, l'assetato, il nudo, lo straniero, il malato, il carcerato: "Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli pi? piccoli, l'avete fatto a me".
Torniamo a dare ancora uno sguardo alla scena del giudizio. Cristo ? raffigurato in alto, seduto sul trono della sua gloria. Anche nella iconografia tradizionale Ges? appare in atteggiamento solenne, al centro dei due quadri dove sono rappresentati da una parte i dannati e dall'altra i beati.
Ma il vangelo ci invita a pensare che Cristo afferma la sua regalit? solo dopo aver annullato ogni forma di regalit? umana, mettendosi dalla parte dei piccoli. Non gloria, non onori, non gli "osanna" della domenica delle palme, ma il buio del venerd? santo, il trono della croce, una corona di spine, in compagnia di due ladroni. L?, sulla croce, il Figlio offre al Padre "il regno eterno e universale: / regno di verit? e di vita, regno di santit? e di grazia, / regno di giustizia, di amore e di pace" (Dal prefazio di oggi).
La cosa che ci sorprende di questo vangelo ? che i giusti (come poi i dannati) risponderanno al Pastore: "Quando ti abbiamo visto in tutte queste persone?". ? il paradosso della vera carit? cristiana. Per chi vive in Dio, l'amore per il prossimo ? una conseguenza naturale, che si compie senza troppi ragionamenti, senza sapere che ci? che si sta compiendo lo si sta facendo a chi ora sta giudicando il mondo. ? quanto ? accaduto ai santi. Pensiamo a Martino di Tours, che fa dono di met? del suo mantello al povero e solo dopo - secondo alcune tradizioni in sogno - gli appare Cristo rivestito di quel mantello.
Ges? depone tutte le insegne della sua regalit? e si nasconde nell'oscurit? della creatura umana pi? fragile, pi? umile e dimenticata.
? lo scandalo presente in tutto il vangelo, lo scandalo di un Dio che si umilia, nascondendosi nel povero per poi rivelarsi alla fine di tutto: ? un Dio che sceglie la via discendente, sempre pi? discendente, fino all'abbassamento totale. Per questo diciamo nel Credo: "Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo". ? re perch? si ? abbassato. ? pastore perch? si ? fatto agnello.
Se vogliamo incontrare Cristo e condividere la sua regalit?, sappiamo ormai qual ? la strada da seguire. Ges? si nasconde nel piccolo e ci dice: "Se accogli i piccoli, mi troverai".
Ci dice ancora: "Mi troverai anche in te stesso, se ti farai piccolo".
? molto semplice: tutto si gioca nel rapporto con i piccoli. ? su questo rapporto che Ges? ha costruito la sua regalit?. ? su questo rapporto che noi costruiamo, giorno dopo giorno, la nostra eternit?.