Omelia (10-09-2017) |
Missionari della Via |
La correzione fraterna è un punto fondamentale nella vita di un cristiano. La potremmo anche chiamare al contrario: FRATERNA CORREZIONE, perché viene prima la fraternità, cioè il sentirmi fratello dell'altro e quindi la correzione. Prima di correggere qualcuno devo domandarmi se voglio bene alla persona che presumo abbia sbagliato o voglio soltanto mostrargli che sbaglia o vendicare il mio orgoglio ferito! Molte persone quando parlano dei loro parenti che si comportano male o dei loro familiari, amandoli profondamente li giustificano, elencano le loro qualità; invece quando si tratta di un estraneo cominciano i giudizi temerari e aggressivi. La grande differenza è la fraternità, che per un cristiano non deve essere una frase fatta da dire ai bambini a Natale: "Siamo tutti fratelli!", ma deve essere una priorità vissuta. Esercizio spirituale: pensa a qualcuno che non ti sta simpatico o con il quale hai avuto una discussione o che senti parametralmente opposto a te: cosa potresti fare per volergli bene? Ecco il tuo compito da cristiano. La correzione è un avvenimento d'amore: già nell'Antico testamento Isaia rimproverava i capi del popolo perché non correggevano il popolo e si rivelavano negligenti: «I guardiani sono tutti ciechi, non capiscono nulla. Sono tutti cani muti, incapaci di abbaiare; sonnecchiano accovacciati, amano appisolarsi» (Is 56,10); i profeti erano definiti sentinelle che avvertivano il popolo se stava percorrendo strade sbagliate. Ecco che ancora di più ai tempi della prima comunità cristiana si avvertiva questa esigenza della correzione che ha delle caratteristiche ben precise: parte dall'amore e si rivolge a conquistare, anzi, a guadagnare un fratello affinché possa permanere nella comunità. La correzione che ci propone Gesù ha infatti delle caratteristiche ben precise che si condiscono di misericordia, intimità dei dialoghi, tappe di correzione. Della correzione abbiamo un gran bisogno, soprattutto oggi che ci lamentiamo dell'educazione dei figli, del problema della scuola, dell'inconsistenza delle amicizie e di amori non duraturi; sì, dovremmo abituarci tutti alla correzione che è sempre un segno dell'amore. I santi, infatti, erano maestri nella correzione amorevole perché ben conoscevano i risultati del far dilagare le piaghe del peccato. Anche un nostro proverbio dice che il medico pietoso fa la piaga verminosa, cioè chi non ti cura ti porta alla rovina; invece, un vero medico, anche se ciò che fa ti provoca dolore, è perché vuole evitarti mali peggiori, dunque lo fa per amore. E' certamente importante usare l'amorevolezza nel correggere; pensate san Giovanni Bosco che diceva: Se dovete dare un avvertimento, datelo da solo a solo, in segreto e con la massima dolcezza, ma dobbiamo anche capire che bisogna correggere anche quando all'altro provoca sofferenze, altrimenti con il nostro silenzio gli regaliamo un futuro ricco di problemi e una crescita personale da essere "senza spina dorsale", che non sa stare nella responsabilità, come un eterno bambino in cerca dell'appagamento istantaneo, e il risultato sarà l'infelicità! Infine dobbiamo ricordare che i primi ad essere corretti dobbiamo essere noi; quando accade, non dobbiamo sentirci falliti per le correzioni ricevute, ma depositari del segreto per essere migliori! San Girolamo diceva: "Ogni correzione è amara nel momento in cui la si riceve, ma produce frutti dolcissimi". |