Omelia (03-07-2016)
Monastero Domenicano Matris Domini
Commento su Gal 6,14-18

Collocazione del brano

Siamo giunti al termine della lettera ai Galati. I vv. 11-18 vengono chiamati epilogo autografo, poiché Paolo afferma nel v. 11 di scrivere proprio di suo pugno (solitamente le lettere venivano scritte materialmente da uno scrivano). I vv. 11-13 sono dedicati di nuovo ai detrattori di Paolo, coloro che volevano riportare i Galati alla circoncisione e all'osservanza della Legge. Egli fa un processo alle loro intenzioni e li accusa di volersi vantare della carne e non essere perseguitati a causa della croce di Cristo. Negli ultimi versetti invece, quelli che leggiamo questa domenica, Paolo mette in contrapposizione se stesso, che non si vanta della carne ma della croce di Cristo.


Lectio

14Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo.

Per Paolo c'è solo una cosa di cui vantarsi: la croce. Aderendo nella fede al crocifisso, egli si è liberato dalla logica di autoesaltazione orgogliosa di carattere religioso. La croce lo ha messo tra le braccia del Dio della grazia, rivelatosi salvatore grazie alla crocifissione di Gesù. Il mondo quindi per Paolo è stato crocifisso. Per mondo si intende qui l'autosufficienza dell'uomo di fronte a Dio.


15Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l'essere nuova creatura.

La circoncisione quindi non conta più in ordine alla fede. E' ormai una pratica culturale e religiosa che non è determinante rispetto al destino di vita o di morte eterna degli uomini. Grazie alla croce di Cristo è intervenuta una nuova creazione. La nuova creatura agisce come il nuovo Adamo, cioè come Cristo, opera per amore.


16E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l'Israele di Dio.

Ciò che ha affermato nel versetto precedente è molto forte. Paolo si ferma a contemplarlo ed emette questa benedizione a quanti come lui hanno compreso questo fatto e hanno uniformato la loro vita a questa nuova creazione. Egli invoca da Dio la pace, cioè la salvezza, la pienezza di vita e di gioia, e il dono del perdono (la misericordia). La benedizione va anche su tutto l'Israele di Dio, cioè tutti coloro che hanno accolto nella fede la croce di Cristo e la nuova legge che ne scaturisce, i veri discendenti di Abramo secondo lo spirito.


17D'ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo.

L'apostolo torna poi a parlare di se stesso. Chiede che i Galati in futuro non gli diano più motivi di tristezza. Egli porta nel suo corpo le stimmate di Cristo. Di cosa si tratta? Vi è una vera e propria partecipazione fisica alla sofferenza di Cristo. Certo Paolo ha sofferto a causa dell'annuncio del Vangelo. In questa occasione egli forse allude al pericolo mortale che ha da poco corso in Asia e ricordato in 2Cor 1,9. La croce di Cristo qualifica il suo vangelo e la sua autorizzazione a parlare.


18La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen.

La lettera termina con l'abituale saluto e benedizione. Paolo invoca sui Galati la grazia di Cristo. Si tratta di una frase di circostanza, di stile liturgico.

Purtroppo non si sa se i Galati abbiano obbedito o meno all'invito di Paolo di non farsi circoncidere. Certo il fatto che questa lettera sia stata conservata può essere un indizio del loro ritorno alla fede predicata da Paolo. Certo per noi questo scritto è un aiuto efficace a vivere la nostra fede fondandola su ciò che è più importante, la fede nel crocifisso e l'essere nuova creatura, che agisce come Lui per amore.


Meditiamo

- Cosa è per la mia vita la croce di Cristo?

- Quali sono le leggi antiche e sorpassate a cui sono ancora affezionato?

- In quali circostanze ho sentito che partecipavo alle sofferenze di Cristo nella sua croce (non necessariamente in modo fisico)?