| Omelia (08-01-2017) |
| don Maurizio Prandi |
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Bisognosi di volti Ogni anno, il giorno della festa del Battesimo di Gesù ricordiamo che questa è una delle Epifanie, una delle manifestazioni del Signore. Trovo sempre bello il fatto che Dio si manifesti, nel senso che sia suo desiderio il farsi conoscere; da parte mia sento questa urgenza, questa necessità: ho bisogno di volti, non di miracoli, ho bisogni di simboli non di prove, ho bisogno di domande, non di rassicurazioni. Chissà, forse anche il Battista aveva bisogno di volti: fino a che è rimasto con la sua idea di Messia ha urlato! Ha urlato un Messia giudice, un battesimo di fuoco, una scure da mettere alla radice degli alberi per bruciare quelli che non danno buoni frutti, ma quando ha incontrato il volto ha capito, ha detto si, ha accettato quell'idea di Messia che prima di incrociare quello sguardo mai e poi mai avrebbe immaginato. Vede arrivare semplicemente un uomo confuso nella folla dei peccatori. E il fuoco? E il ventilabro? E la scure? E il giudizio? Dove sono? Accettando di battezzare Gesù cambia radicalmente la sua idea di Messia e accetta di sottomettersi al progetto di Dio. Non deve essere stato facile per il Battista, davvero questa rivoluzione della tenerezza (come la chiama papa Francesco) deve averlo stravolto dentro. E' bello vedere qualcuno cedere ed accogliere il mistero di Gesù che non entra come un trionfatore ma come un mite nel suo popolo e in tutta l'umanità che deve essere salvata. Oggi ci viene raccontato precisamente di questo cedere di Giovanni il Battista, oggi mi viene detto che anche io posso cedere e lasciarmi cambiare. È lo stesso vangelo che ci coinvolge, ci chiama ad essere parte attiva, non semplici spettatori: Matteo non scrive infatti "tu sei mio figlio", come se la voce del cielo parlasse solo a Gesù, ma "questi è il mio figlio", come in una conversazione in cui anche Giovanni, anche chi era presente quel giorno, anche noi che ascoltiamo oggi siamo molto coinvolti. Così anche quando usa il plurale (è necessario che adempiamo), c'è il nostro coinvolgimento pieno. Non si può non ringraziare, non si può non rimanere stupiti: le Scritture ci coinvolgono sempre, forse forzo l'interpretazione ma è come se Dio volesse "assumerci" in un certo senso, si ha l'impressione di essere presi dentro, non si tratta solo di venire a sapere, ma di essere coinvolti in prima persona nel mistero dell'amore.
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