| Omelia (11-12-2016) |
| don Luciano Cantini |
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Scandalo Dobbiamo aspettare un altro? Siamo in costante ricerca di un Dio, di un profeta, di un messia... non quello che ci è offerto dalla Rivelazione, dalla storia, dalla vita; no, ne cerchiamo un altro, diverso, che sia corrispondente alle nostre esigenze, che colmi i nostri bisogni, dia senso alle nostre aspettative, un Dio che ci faccia comodo. C'è a disposizione un Dio altro? Uno che ci protegga e ci liberi veramente dalle angustie della vita, dalla mancanza di salute, di lavoro, di risorse; un Dio che pensi a me, ai miei familiari, a coloro che mi sono vicini lasciando perdere gli altri, quelli che stanno lontani, che hanno un altro colore della pelle o un'altra religione "... che preghino il loro Dio se li può salvare; il mio Dio deve pensare a salvare me e il mio popolo". A guardare bene i condizionamenti culturali, antropologici di Giovanni il Battista e dei suoi discepoli non sono tanto diversi dai nostri condizionamenti, specialmente quando ci troviamo davanti un momento storico difficile, complesso, nascosto dalla nebbia piuttosto che alla luce di un sole ridente, pieno di aspettative mancate. Anche i discepoli di Gesù arrivano alla stessa confusione così che Gesù è costretto a chiedere: «Ma voi, chi dite che io sia?» (Mt 16,15). Delusi da un Dio che non corrisponde alle aspettative umane, il rischio è la ricerca di un altro. È evidente nel nostro tempo il rifiuto di Dio: l'attenzione a forme religiose orientali, esaltazione di un animismo di ritorno (animalismo, veganismo...), la crescita di sette pseudocristiane e il loro proselitismo. Il rischio peggiore si ha al di dentro della Chiesa nel tentativo di trasformare Gesù del Vangelo in un nuovo idolo senza Parola a cui prestare culto, offerte, devozioni, paramenti, offuscando il fatto che ci chiede la conversione della vita, come continuamente papa Francesco ricorda.
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