Omelia (04-12-2016)
don Alberto Brignoli
Ci voleva, un Dio così... o no?

Il cammino di Avvento si è avviato da poco, ma l'abbiamo già intrapreso in maniera abbastanza decisa. E la meta che ci siamo proposti, è stata sin dall'inizio abbastanza ambiziosa: andare alla scoperta di Dio, capire come si manifesta nella nostra vita. Siamo partiti - com'è bene che sia - con alcuni interrogativi che sono risuonati "nella veglia", in quella fase tra il buio della notte e la luce del giorno in cui forse ha il sopravvento il sonno, più che la prontezza a rispondere. Eppure, Dio ci esorta a "stare attenti", a rimanere in attesa di lui, che può passare ogni giorno nella nostra vita prima ancora di avere risposte agli interrogativi che ci poniamo su di lui. Un Dio che "lascia una persona e ne prende un'altra", che viene d'improvviso come il diluvio ai tempi di Noè o come un ladro in una casa...lascia aperte dentro di noi tante domande. Ma nel corso della storia della Salvezza, qualcuno ha cercato di darci delle risposte, di aiutarci a capire com'è Dio, e che cosa vuole da noi. E difatti, il nostro cammino di Avvento non ci lascia solamente con degli interrogativi dentro: ci mette a fianco dei compagni di viaggio che ci raccontano la loro esperienza di Dio, forse anche per aiutarci a camminare un po' meno "a tentoni" nel buio della veglia tra notte e giorno.
Tra di essi, ce n'è uno molto particolare, che conosciamo bene, forse anche solo per i suoi modi di fare, di vestirsi, di mangiare, di comportarsi, di parlare: modi che da soli creano fascino intorno alla sua persona. Era uno che viveva nel deserto della Giudea, il suo nome era Giovanni, e chi lo seguiva come discepolo non aveva dubbi che fosse mandato da Dio. Forse apparteneva agli esseni, un movimento religioso molto particolare che attendeva come imminente l'arrivo del Messia Salvatore di Israele, e proprio per questo si preparava (ed esortava a fare altrettanto) attraverso gesti penitenziali particolari: tra essi, il battesimo di purificazione dei peccati, al quale dovevano comunque corrispondere opere di giustizia. Anche perché con gli esseni, e con Giovanni in particolare, non c'era tanto da usare mezzi termini: secondo lui il Messia, il Salvatore atteso, era uno esigente, uno con cui non ci si poteva mettere in gioco "a metà". Giovanni predicava un Messia vendicatore, un Messia "giusto giudice", che aveva come scopo principale quello di mettere a posto le cose distinguendo nettamente tra il bene e il male, tra i giusti e gli ingiusti: ovviamente, tutto questo a scapito dei malvagi, degli empi, che dal Messia sarebbero stati tolti di mezzo come si toglie da un orto un albero infruttuoso tagliandolo di netto alla radice, o come si elimina la paglia bruciandola dopo la mietitura del grano.
Fantastico, un Dio così! Proprio quello che ci vuole! È vero o no, che spesso anche noi invochiamo l'arrivo di un Dio castigatore che metta a posto le cose? È vero o no, che anche noi ci aspettiamo almeno da Dio quello che nel quotidiano, nella società civile, nella politica, nel lavoro, nella religione, non riusciamo a ottenere, ossia un'onestà di fondo e una giustizia applicata come si deve, laddove i soliti disonesti cerchino di farla franca? Quante volte anche noi invochiamo un Messia che metta a posto le cose! E ben venga, se per farlo deve andare giù duro: è ora di finirla che ognuno faccia quello che vuole! Ecco, se avvertiamo la necessità di un Dio così, Giovanni ci accontenta: ma vuole anche rigore da parte nostra, onestà, rettitudine, esigenza e coerenza con noi stessi nella testimonianza di fede e di vita. Con lui non si scherza, con lui non si gioca a tentennare: pane al pane e vino al vino, e chi pensa di sfruttare solo alcune opportunità per cambiare la propria esistenza si sente preso a male parole da Giovanni, che non esita a definirci "razza di vipere", se facciamo opere di conversione solo per ipocrisia.
Questo è il Dio di Giovanni il Battista, questo è il Messia che da lui ci viene proposto e annunciato: siamo pronti ad andargli dietro? Siamo pronti ad accettare un Dio che con noi sia esigente, giusto giudice e castigatore? E poi, siamo proprio sicuri che sia quello che ci vuole?
Io a questi interrogativi rispondo: "Boh!". E intanto, proseguo il mio cammino...