Omelia (23-10-2016) |
don Giovanni Berti |
Distanti anche se vicini Clicca qui per la vignetta della settimana. La guerra oggi usa mezzi sempre più sofisticati. Rimane crudele e ingiusta come sempre, ma il modo di condurla raffina i metodi con risultati però sempre uguali: morte, distruzione, odio, miseria... e nuove guerre. E divisione tra i popoli sempre più profonda. Uno dei mezzi moderni più usati oggi sono i droni. Sono mezzi altamente sofisticati comandati a distanza, anche a migliaia di chilometri, che arrivano sugli obiettivi da colpire. E così la distanza tra coloro che si combattono, già enorme per l'odio che separa anche tra due uomini che si affrontano con i coltelli, diventa ancora più ampia e incolmabile. Quanta distanza ci può essere tra persone anche vicine! Il vangelo di questa domenica ci racconta di una distanza apparentemente incolmabile non in un luogo di guerra, dove è scontata, ma proprio nel luogo dove non dovrebbe esserci: il Tempio, luogo della preghiera. La parabola, con una efficacissima inquadratura iniziale "a campo lungo", inquadra due uomini che salgono al Tempio a pregare. Stessa condizione iniziale, stesso luogo, stessa intenzione. Ma poi l'inquadratura si fa più stretta e arriva al primo piano. La descrizione dei personaggi e il racconto di quello che accade, evidenziano una distanza enorme tra i due, e alla fine anche con Dio. La scena ci presenta un fariseo che in primo piano rispetto all'ascoltatore (ma a quanto pare non rispetto a Dio), con la sua preghiera vuota di fede, fatta più di "io" che di "Dio", elenca una serie di adempimenti religiosi, e poi un pubblicano in fondo, con la sua preghiera povera di "io" ma piena di "Dio". Se il pubblicano rimane lontano è per umiltà, cioè perché si riconosce per quello che è, cioè un essere umano in debito davanti a Dio e agli altri uomini, mentre il fariseo ribadisce la sua distanza con quel giudizio deciso e convinto "non sono come gli altri uomini..." Sono così vicini ma così distanti questi due. Un abisso di giudizio e incomunicabilità che allontana anche Dio. Il luogo di preghiera diventa una palestra di guerra, di trincee scavate e di armi spianate. Dio però, con la sua misericordia che si è fatta carne (non è rimasta una parola rituale), sceglie il pubblicano, perché è lontano ed allontanato. In questa giornata in cui la Chiesa celebra la Giornata Missionaria Mondiale, Gesù si presenta come il primo missionario dell'amore di Dio. La missione della Chiesa è proprio mettersi in gioco fisicamente, con la vita, per i più lontani. Ha come scopo quello di accorciare le distanze tra i popoli, tra i ricchi e i poveri, tra le nazioni che sono nel benessere e quelle (la maggioranza) che sono nella povertà. Ed è con questa vicinanza vera e concreta che la Chiesa annuncia Gesù Cristo con parole e gesti, con misericordia concreta. Nel messaggio che papa Francesco ha dato per questa Giornata Missionaria 2016 scrive: "La misericordia trova la sua manifestazione più alta e compiuta nel Verbo incarnato. Egli rivela il volto del Padre ricco di misericordia, parla di essa e la spiega con l'uso di similitudini e di parabole, ma soprattutto egli stesso la incarna e la personifica. Accogliendo e seguendo Gesù mediante il Vangelo e i Sacramenti, con l'azione dello Spirito Santo noi possiamo diventare misericordiosi come il nostro Padre celeste, imparando ad amare come Lui ci ama e facendo della nostra vita un dono gratuito, una segno della sua bontà." E' così che vogliamo essere missionari del Vangelo. Non siamo come dei droni di guerra impersonali e distanti, che magari portano aiuti ai poveri ma tenendoli a debita distanza. La missione secondo il Vangelo significa mettere la nostra faccia, le nostre mani e la nostra vita per essere in concreto il volto, le mani e la vita di Dio per gli ultimi. Se con Gesù uomo, Dio ha annullato le distanze tra il cielo e la terra, così anche noi siamo chiamati a fare la stessa cosa, proprio con lo stile di Gesù. Clicca qui per lasciare un commento |