Omelia (19-09-2004) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Se non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera? Come vivere questa Parola? Siamo di fronte a una parabola che ci lascia perplessi per le sue affermazioni paradossali e in parte apparentemente contraddittorie. In realtà è proprio scavando in questi nodi problematici che emerge limpido e solido il messaggio. Innanzitutto Gesù ci richiama sul fatto che le "ricchezze", sia economiche che di altro genere, non ci appartengono: ne siamo solo "amministratori". Ma se esse provengono da Dio, non possono essere "inique" in se stesse. È lo "sperpero", cioè il loro utilizzo contrario all'intenzionalità del "padrone", a renderle tali. Il pensiero viene ulteriormente chiarito dalla frase che segue: "Non potete servire Dio e mammona". Ecco l'iniquità: idolatrare le "ricchezze". Non servirsene ma farsene servi. Alimentare in sé l'avidità delle cose (non solo materiali) e trasformarle in strumenti di potere. L'orizzonte si chiude così su se stesso come una tela di ragno che, staccata dai suoi punti d'appiglio, si avviluppa intorno a chi l'ha tessuta, soffocandolo. Ricchezze inique perché tarpano le ali, impedendo il raggiungimento dell'unica vera ricchezza che è il Regno di Dio, il trionfo dell'Amore già qui sulla terra, sebbene in forma ancora limitata e imperfetta. Ricchezze inique perché si è attribuita loro una definitività che non hanno. "Essere fedeli nel poco", "nell'iniqua ricchezza" è quindi usare di essa nel pieno rispetto del disegno di Dio, che è sempre un disegno di amore, e senza mai perdere di vista la meta verso cui siamo incamminati. Oggi, nella mia pausa contemplativa, verificherò se la considerazione e l'uso delle "ricchezze" che mi sono state affidate in "amministrazione", sono nella linea del disegno di Dio. Devo cioè rendermi ben conto se le metto a servizio degli altri e non me ne rendo schiavo. E pregherò: Donami, Signore, un cuore libero che sappia godere dei tuoi doni senza farsene schiavo, anzi vedendo in essi il mezzo che tu mi metti tra mano per fare della mia vita un servizio d'amore. La voce di un uomo spirituale Non son beni nostri le cose che possono essere perdute a ogni momento della vita, come tutti i beni temporali. Son nostri invece i beni che non possiamo perdere. Son ricchezze altrui le ricchezze temporali; essere buoni e non mettere la nostra speranza nei beni temporali, questa è, invece, la nostra vera ricchezza. Ma questa ricchezza veramente nostra non ci sarà data, se non saremo fedeli nell'amministrare i beni temporali; a questa condizione i veri beni ci sono stati predestinati. Bruno di Segni |