Omelia (04-07-2004)
Casa di Preghiera San Biagio FMA


Dalla Parola del giorno
"Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo." (Gal 6,14)

Come vivere questa parola?
Il vanto dell'apostolo Paolo è nella croce. Sembra paradossale, se solo intuiamo cos'è la croce: un Dio inchiodato all'impotenza, passato attraverso tribolazioni, infermità, debolezze, che ci attira a sé fino a segnarci con le sue stesse stigmate.
Le stigmate: cosa rappresentano questi segni? Quando uno schiavo fuggiva e poi veniva ripreso e riportato a casa, il padrone gli imprimeva addosso un marchio con il fuoco, un segno che lo sventurato, vergognandosene per il resto suoi giorni, avrebbe portato sempre su di sé, a riprova della sua vergognosa ribellione. Stìgmata si chiamavano in greco.
Per Paolo, e dunque anche per noi, le stigmate sono il segno indelebile che manifesta al mondo la nostra totale adesione a Cristo, l'appartenergli senza più fuggire dalla volontà del Padre. Con una differenza: non solo non ce ne vergogniamo, ma ce ne vantiamo perché abbiamo creduto nella fecondità dell'essere inchiodati e marchiati dall'amore di Dio. Per sempre.
Certo, è un sigillo di fuoco, una fedeltà pagata a caro prezzo, che lascia cicatrici dolorose e talvolta ben visibili. Cicatrici che non possiamo preventivare perché passano attraverso il sì quotidiano alla Parola del Vangelo. Un sì che ci conduce attraverso la porta stretta della tribolazione, grande o piccola che sia, destabilizzando la nostra innata tendenza a percorrere vie larghe e spaziose di benessere immediato, lontani dal crogiuolo della prova. Oltre la croce.

Oggi, nel mio rientro al cuore, saggerò nel silenzio cosa voglia dire che "il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo". Non solo: contemplerò, vantandomene, le stigmate della mia esistenza totalmente consegnata all'amore, senza battere ciglio né cercare di fuggire dalla volontà di Dio.

Se tu, Dio crocifisso e risorto, colmi i miei giorni di speranza sostenendo la mia debolezza, io non mi lascerò affascinare o ipnotizzare dal mondo, perché saprò scorgere nelle stigmate che m'imprimi i segni della tua fedeltà, pronta a sostenere la mia rinnovata obbedienza al tuo amore.

La voce di un vescovo profeta del nostro tempo
Io amo, sopra tutti, un crocifisso che ho visto nel duomo di Molfetta. Era in sacrestia, vicino ad un cartello ingiallito che diceva: "collocazione provvisoria". Credo che questo sia il senso della nostra vita e della nostra morte, in attesa della risurrezione.
Don Tonino Bello