Omelia (10-07-2016) |
don Michele Cerutti |
Gesù ci insegna con la parabola del Buon Samaritano che questo insegnamento è radicale. Prendendo come Samaritano un modello di attenzione scuote gli uditori. L'odio nei confronti di samaritani da parte del mondo giudaico era forte. Intorno agli anni 6 e 9 dell'era cristiana, il giorno di Pasqua, di notte un gruppo di samaritani fanatici penetrò nel tempio di Gerusalemme, spargendovi a mezzanotte, ossa umane con l'intenzione di contaminare il luogo più sacro dei giudei. Di fronte a questa situazione molto complessa riguardo all'amore verso il prossimo Gesù reagisce come in tante altre cose quando vede che le eccezioni e esclusioni ammesse portavano a profonde modifiche il tenore del precetto del levitico amore al prossimo. Gesù vuole negare la legittimità di queste eccezioni ed esclusioni perché lo scopo del Messia è chiaro si deve amare tutti senza nessuna eccezione. Questa parabola a differenza di quella del Figliol prodigo, che mostrava la misericordia del Padre, in questa mostra la misericordia dell'uomo. Leggendo e rileggendo questo brano e vedendo i diversi comportamenti e in particolare degli uomini di Dio indaffarati a svolgere bene le loro funzioni senza essere intralciati ad assistere quello sfortunato mi viene in mente ancora una volta il grande Santo della Carità Vincenzo de Paoli "Non dovete preoccuparvi e credere di aver mancato, se per il servizio dei poveri avete lasciato l'orazione. Non è lasciare Dio, quando si lascia Dio per Iddio, ossia un'opera di Dio per farne un'altra. Se lasciate l'orazione per assistere un povero, sappiate che far questo è servire Dio. La carità è superiore a tutte le regole, e tutto deve riferirsi ad essa. E' una grande signora: bisogna fare ciò che comanda.Tutti quelli che ameranno i poveri in vita non avranno alcuna timore della morte. Serviamo dunque con rinnovato amore i poveri e cerchiamo i più abbandonati. Essi sono i nostri signori e padroni". Affidiamoci al modello di San Vincenzo e invochiamo lui affinché accresca la carità. |