Omelia (03-07-2016) |
padre Paul Devreux |
Oggi Gesù ci invita ad essere missionari: 72 erano le nazioni conosciute allora, quindi è come dire che l'annuncio va portato a tutte le nazioni. E' importante provare a parlare di ciò in cui credo anzitutto per me stesso. E' il modo migliore che ho per chiarirmi le idee, perché io so veramente solo ciò che so spiegare, ma attenzione: Gesù non mi chiede di dimostrare né la sua esistenza né il suo amore. Dio non ha bisogno di essere difeso da me. Sa lui come rendersi credibile. Mi chiede solo di testimoniare, cioè di raccontare la mia esperienza di Lui, perché questo potrebbe accendere in qualcuno una scintilla di speranza o di curiosità. Facciamo un esempio per capire meglio. Io non posso dire ad un mio amico: "Guarda che la tale ti vuole bene" e dimostrarglielo. Posso solo dirglielo. Spetterà poi a lui manifestare un interesse per lei, per vedere se ho detto il vero. Così è dell'amore di Dio: non sta a me dimostrarlo. La fatica dell'annuncio spesso è tutta qui: io non annuncio perché non posso dimostrare ciò che dico, e questo ferisce il mio amor proprio. Preferisco provare a dimostrare che Dio esiste e ci vuole bene cercando di essere buono e coerente io, ma questo può convincere l'altro solo del fatto che io sono buono e coerente. Dio non ha bisogno di me come avvocato difensore, mi invita solo a parlare di Lui. C'è qualche cosa nel Vangelo che mi aiuta e che ho sperimentato vero per me? Ho incontrato il Signore? Se sì, è bello raccontarlo. Io posso dire che mi ha cambiato la vita e continua ad aiutarmi molto.
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