| Omelia (16-01-2005) |
| mons. Vincenzo Paglia |
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Io ho visto... L'incontro tra Gesù e Giovanni, pur nella sua irripetibilità, ha aperto la strada a tanti altri incontri. Potremmo dire che ne delinea i tratti fondamentali, al punto da renderlo paradigmatico. Subito infatti ne seguono altri: quello con Andrea e l'altro discepolo, sempre al Giordano, quindi con Simon Pietro, con Filippo, con Natanaele... e con quelli che in ogni generazione ascoltano la predicazione del Vangelo e vi aderiscono con il cuore, compresi noi. L'evangelista nota che Giovanni "vede venire Gesù verso di lui". È Gesù che "viene verso" Giovanni, non viceversa. Non sono gli uomini ad andare incontro a Gesù; è lui che va incontro a loro. È il mistero che abbiamo celebrato nel Natale: Gesù è venuto ad abitare in mezzo agli uomini. Noi siamo così poco abituati ad andare incontro al Signore che quando il Figlio di Dio viene su questa terra neppure l'accogliamo: "venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto" (Gv 1, 11). L'apostolo Paolo, a sua volta, con grande chiarezza ci descrive l'iniziativa di Dio: "Egli che era di natura divina non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di schiavo e divenendo simile agli uomini" (Fil 2, 6-7). Il Signore Gesù è sceso verso di noi, per abitare in mezzo a noi, per farsi fratello, amico, salvatore. Ma come accorgersi che il Signore sta venendo in mezzo a noi? Come evitare di restare con la porta chiusa mentre passa? Il Battista vedendo Gesù dice: "io non lo conoscevo". L'affermazione potrebbe apparire poco realistica, dal momento che erano parenti e coetanei (avevano solo sei mesi di differenza). In realtà Giovanni non conosceva il "vero" volto di Gesù. Anche se lo aveva visto nei suoi tratti fisici e ne aveva conosciuto la bontà, aveva ancora bisogno di una conoscenza più profonda, spirituale. È così anche per ognuno di noi. Forse siamo in molti a presumere di conoscere già il Signore. Se riflettiamo anche solo un poco, ci rendiamo conto di essere ancora all'inizio della conoscenza e della pratica del Vangelo. Se Giovanni, pur così grande nello spirito, afferma: "Io non lo conoscevo", quanto più dobbiamo dirlo noi? Poco prima il Battista, rivolto alle folle, dice: "In mezzo a voi c'è uno che voi non conoscete!" (Gv 1, 26). Anche noi dobbiamo metterci alla scuola del Battista per accorgerci di Gesù che viene accanto a noi. È necessario ascoltare il Vangelo con il cuore. Proviamo a farlo, e vedremo il Signore avvicinarsi. Lo vedremo come un "agnello che toglie il peccato del mondo"; come colui che prende su di sé la nostra fatica, le nostre croci, i nostri dubbi, le nostre incertezze, i nostri peccati. |