Omelia (09-01-2005)
mons. Vincenzo Paglia
Questi è il mio Figlio prediletto

La festa del Battesimo di Gesù ci ricorda il nostro Battesimo. La gran parte di noi l'ha ricevuto da piccolo. A volte si discute sull'età in cui riceverlo. Ma c'è una ragione di fondo che rende secondaria la questione dell'età. Il Battesimo infatti è anzitutto un dono che ci vien dato e che precede ogni nostra scelta. Quindi, o adulti o bambini appena nati, il Battesimo in certo modo non dipende da noi, è una grazia data da Dio. È il Signore che ci accoglie nella sua famiglia. Non si entra solo per propria scelta; si è accolti. Per questo non è mai possibile battezzarsi da soli. Il Battesimo lo si riceve sempre da un altro. È stato così anche per Gesù. Ha avuto bisogno di Giovanni per essere battezzato. E quando il Battista si scherniva dicendo: "Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?", ha voluto ugualmente farlo. E Gesù, come tutti, si è immerso nel Giordano e ha ricevuto il Battesimo. Il Battesimo è una grazia, un dono, che non dipende da noi. Il Signore ci sceglie non per i nostri meriti, non per le nostre opere, ma perché ci ama. È questa la prima e più grande dignità che abbiamo: essere amati da Dio. E l'amore di Dio per noi – un amore gratuito, non dipendente neppure dalla nostra risposta – non termina mai. È eterno. Noi possiamo allontanarci da lui, dimenticarci di lui, persino offenderlo. Dio non si dimenticherà mai di noi. Ecco perché il Battesimo non lo si può ripetere; è una parola d'amore eterno di Dio su di noi. Il Battesimo perciò è un atto di grande libertà: ci libera dalla schiavitù di dover per forza presentare delle opere, di dover mostrare qualità particolari, di dover esibire realizzazioni. Il Battesimo ci libera da tutto questo. Anzi, ci dona la libertà di essere figli. E quando uno è figlio lo è per sempre. Dio non lo dimentica: noi siamo suoi per sempre; unti con l'olio, abbiamo ricevuto il sigillo di Dio sulla fronte e nell'anima.

"Se anche tuo padre e tua madre ti dimenticassero, Io, dice il Signore, non mi dimenticherò mai di te". Siamo noi ad aver dimenticato questa fondamentale verità della vita cristiana. Oggi la santa liturgia ce la ricorda, perché possiamo gioire di questo grande e gratuito amore di Dio per noi. Dobbiamo tornare al nostro Battesimo, ricordare questo primo passo della nostra vita, e ringraziare il Signore di averci amati e accolti. Sì, ringraziare anzitutto. Se è un dono, è chiaro che il primo nostro sentimento non può essere che quello della riconoscenza e del ringraziamento. Oggi si aprono anche per noi i cieli perché ci sentiamo dire: "Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto". Il Signore si compiace di noi, nonostante la nostra miseria e il nostro peccato. A tutti noi, tornati bambini al fonte battesimale, non vengono chieste né opere né realizzazioni, ma solo un cuore che sappia dire al Signore: "Ti voglio bene".