Omelia (12-12-2004) |
mons. Vincenzo Paglia |
Sei tu colui che deve venire? "Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio... Egli viene a salvarvi". Il Signore verrà. È la promessa che Isaia, con pensosa e gioiosa fermezza, rivolge anche a noi. E presenta la visione di un mondo nuovo, ove lo zoppo salta come un cervo, il muto grida di gioia e una strada si apre in mezzo alla pesantezza e alla tristezza della condizione umana. E aggiunge: "gioia e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto". Ma non è un sogno? Uno dei tanti sogni che si ripropongono di tempo in tempo? Un sogno dei momenti di ottimismo? Quando, infatti, potremo vedere al posto delle lacrime e della tristezza una eventuale gioia o felicità? Forse è proprio questo il dramma di Giovanni Battista che è rinchiuso in carcere da Erode. La promessa di Isaia, non è un sogno? L'avvento del regno di Dio, non è una realtà lontana? Quanto ancora bisogna aspettare? Giovanni manda i suoi da Gesù: "Sei tu che devi venire o dobbiamo aspettarne un altro?". È la domanda di questo tempo di Avvento; ma è anche la domanda di ogni giorno dell'uomo religioso e dell'uomo che ha a cuore le sorti del mondo. Anche noi chiediamo quando e come si realizzerà la profezia di Isaia. E Gesù, ancora una volta, risponde: "Andate a riferire a Giovanni quello che udite e vedete; i ciechi recuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti resuscitano e ai poveri è annunziata la buona novella". Gesù dice che quella profezia si è compiuta; non è più solo un sogno, è già realtà. E aggiunge: "Beato chi non si scandalizza di me". Il regno è già in mezzo a noi, non nella straordinarietà del meraviglioso, ma nella ordinarietà della misericordia. Le generazioni cristiane devono rendere visibili i segni che Gesù stesso ha posto come inizio di un mondo rinnovato. È la grave responsabilità che poggia sulle spalle di ogni discepolo. Possiamo dire anche noi a chi ci interroga: "andate e riferite ciò che udite e vedete"? Ebbene, i segni ci sono anche oggi. C'è chi ha iniziato ad annunciare il Vangelo ai poveri, chi compie i miracoli della carità, della giustizia, della misericordia di Dio; c'è chi si pone al servizio dei più deboli e dei più poveri. E ci sono ciechi che vedono amici affettuosi accanto a loro; ci sono coloro che consolano chi è nel pianto e nella solitudine. Beato chi accoglie questi segni e si lascia toccare il cuore. Gesù ci insegna a camminare con lui, a lavorare con lui, a voler bene con lui, a commuoversi con lui su quelle folle stanche e sfinite che incontrava lungo il cammino. E ci esorta a non disperare nell'attesa e a non chiudere il nostro cuore nell'angusto orizzonte di oggi. "Vieni, Signore Gesù!", era la preghiera antica dei cristiani. È anche la nostra preghiera di oggi. |