| Omelia (05-12-2004) |
| mons. Vincenzo Paglia |
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Razza di vipere, chi vi ha detto di sottrarvi all'ira imminente? Mentre muoviamo i primi passi verso il Natale del Signore, ci viene incontro la figura di un grande profeta, Giovanni Battista: l'evangelista lo presenta come un uomo vestito di peli di cammello e con una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo sono locuste e miele selvatico. Si ritira nel deserto di Giuda, lontano da Gerusalemme, e parla un linguaggio insolito, seppure chiarissimo. "Razza di vipere", dice a chi opprime i più deboli, predicendo su di loro l'ira imminente di Dio. Per tutti aggiunge che la scure è ormai posta alla radice degli alberi: chi non produce frutti buoni sarà tagliato e gettato nel fuoco. Insomma, le sue invettive mettono in guardia gli abitanti di Gerusalemme per la loro lontananza da Dio e dal suo amore. Giovanni aveva preso le distanze da Gerusalemme. Si era spogliato di tutto; voleva essere forte solo della parola: "Voce di uno che grida nel deserto". Sì, il suo vero nome è "Voce di uno che grida". È solo una voce, che indica però la via della salvezza: "preparate la via al Signore". Oggi questo profeta torna tra noi. Ma chi è? È il Vangelo. Questa parola è una voce che indica vie diverse da quelle della sopraffazione, dell'interesse solo per se stessi, del disprezzo, della violenza, della indifferenza. Giovanni ripete: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino". Le nostre vie sono spesso lontane dal Vangelo. Convertirci vuol dire, perciò, chiedere anzitutto perdono per la distanza che abbiamo frapposto tra noi e il Vangelo, tra noi e il Signore Gesù. E il Signore dona il suo perdono spalancando davanti ai nostri occhi la sua visione, quella stessa che vide Isaia: un mondo ove "il lupo dimorerà insieme con l'agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà. La mucca e l'orsa pascoleranno insieme; si sdraieranno insieme i loro piccoli. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca dell'aspide; il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi. Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno il mio santo monte, perché la saggezza del Signore riempirà il paese". È un mondo svuotato di violenza e pieno di benevolenza e di amicizia. È il regno di Dio che soppianta quello triste e violento di questo nostro mondo, ove gli uomini continuano a combattersi, ove la violenza del terrorismo semina angoscia, ove un popolo si scaglia contro il vicino, ove una parte della stessa nazione si mette contro l'altra, ove ciascuno si rinchiude nel proprio egocentrismo e bada solo a difendere i propri interessi. Abbiamo bisogno dell'avvento di Dio e del suo regno. E Dio viene, anzi, è ormai alle porte. Questa è la buona notizia del Natale e ha il volto di un bambino. Sì, il Bambino di Betlemme guiderà verso il regno. Il piccolo libro del Vangelo, se lo leggiamo con amore, ci illuminerà e ci guiderà. Lo Spirito Santo che oggi viene effuso nei nostri cuori è come un fuoco: riscalderà il nostro cuore perché non siamo più schiavi dell'egoismo; guiderà i nostri passi perché non giriamo sempre e solo attorno a noi stessi; sorreggerà le nostre mani perché le stendiamo per aiutare chi ha bisogno; irrobustirà i nostri piedi perché percorriamo le vie dell'amore; illuminerà la nostra mente perché riconosciamo le cose vere e belle della vita. |