| Omelia (28-11-2004) |
| LaParrocchia.it |
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Attesa operosa L'attesa del Salvatore non dev'essere né oblio né fuga dalla realtà presente. Neppure parlare di sonno e di pigrizia! Al contrario, siamo chiamati a un lavoro intenso affinché il futuro dell'uomo e del mondo si aprano sempre più al futuro di Dio. E in che modo? - Con un'attitudine di assoluta lealtà. È indispensabile stare in ascolto del Signore, per sapere ciò ch'egli aspetta da noi e tenerci pronti a rispondere alla sua chiamata; per prendere coscienza dei nostri difetti, delle nostre carenze, delle miserie che sono in noi, delle tenebre che ci circondano; per non essere tentati a chiamare giorno ciò che è notte, in un mondo - come ha detto il Papa - invaso dai "fumi di satana". Domandiamo sinceramente al Signore che la sua luce brilli in noi. - Con una disposizione alla più grande generosità. In una questione così importante qual è il nostro eterno destino, non si dovrebbe neppur parlare di abbandonarsi al sonno. "Vegliate, tenetevi pronti!" - ci raccomanda il Signore. Il tempo presente ci è dato per essere vissuto nella prospettiva del nostro incontro definitivo con Dio. Perciò: la massima generosità nel ricercare ad ogni costo la luce di Dio, e nel bandire dalla nostra vita ogni stolta compiacenza in noi stessi, ogni egoismo che guasterebbe le nostre relazioni con i fratelli; il più generoso impegno per realizzare il piano di Dio in noi e nel mondo, anche a prezzo dei più duri sacrifici. Purifichiamo i nostri occhi e il nostro cuore, riformiamo la nostra mentalità. Sforziamoci di conformarci allo spirito delle beatitudini proclamate dal Cristo: Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. |