| Omelia (21-11-2004) |
| padre Paul Devreux |
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Commento Luca 23,35-43 Per me un re è una persona che ha la fortuna di essere nata ricca, ma nel linguaggio biblico si riferisce a tutt'altra cosa. Si tratta di una persona scelta dal popolo per tutelare gli interessi di tutti e della nazione stessa. Per farlo deve essere onesto, servizievole, imparziale, disposto a rimetterci di persona per il bene comune e capace di salvare la nazione e i singoli dalle situazioni difficili. Oggi festeggiamo Cristo Re, e per festeggiare la sua regalità, la Chiesa ci propone un testo della Passione perché la croce è il suo trono o il luogo della sua battaglia principale. Mi vengono in mente quei grandi quadri con scene di battaglia che si vedono nei palazzi e nei musei. Qui invece abbiamo un uomo sconfitto in croce, fiancheggiato da due ladroni. Che cosa fa di lui un re? Da cosa può salvarmi un re simile? Per rispondere a questa domanda proviamo a guardare il Calvario più da vicino. Il racconto del Vangelo ci dice che da quella croce, Gesù è riuscito a salvare uno dei suoi compagni di sventura, non dalla morte, ma dalla morte eterna, promettendogli di risvegliarsi il giorno stesso con lui, in paradiso. C'è qualcun altro che poteva promettere una cosa del genere a questo condannato? C'è qualcun altro al quale quest'uomo poteva guardare, capace di comunicargli una speranza? Come ha fatto Gesù appeso come lui in Croce e moribondo a trasmettere a quest'uomo fiducia e speranza? Come fa quest'uomo a vedere nel suo vicino un re e un possibile futuro? Riuscire a trasmette una speranza a una persona che è attaccata ad una croce, circondata da soldati e da gente che inveisce contro di lui per le sue malefatte, più che da re, è da Dio. E se Gesù è riuscito a fare questo con questo condannato, preferisco scegliere lui come mio re e Signore, più di chiunque altro, perché saprà salvare anche me. Sia lodato Gesù Cristo, Re dell'universo. |