Omelia (10-10-2004)
don Roberto Rossi
Tornò a ringraziare

Quando abbiamo qualche problema o siamo nella sofferenza ci viene spontaneo il bisogno di pregare, di implorare l'aiuto del Signore. Ed è una cosa buona. Ma siamo meno abituati invece a ringraziare, a esprimere preghiere di lode, di amore, di ringraziamento. Eppure la nostra vita è piena di doni di Dio. Bisognerebbe imparare a ringraziare sempre e per ogni cosa. Dice il salmo 103: "Benedici il Signore anima mia, non dimenticare nessuno dei suoi benefici". Qualcuno ha scritto: "Il ringraziamento è il volto gioioso della preghiera. La preghiera di ringraziamento insegna a vivere nella serenità, nella fiducia, nella speranza. Mai il Signore si dimentica dei suoi figli". La preghiera della Chiesa ci invita spesso a ringraziare; la Messa è Eucarestia, cioè "rendimento di grazie".

Il Vangelo ci fa notare l'importanza del saper ringraziare, attraverso un episodio di straordinaria finezza. Gesù si avvicina a un villaggio: lo attende un gruppo di lebbrosi, che però si tiene a distanza, perché così ordinava la legge per evitare contagi.

I lebbrosi probabilmente sono giudei: ma uno sicuramente è samaritano. Se fossero stati sani certamente non sarebbero stati insieme! Vale la pena notare che spesso ci vuole il dolore e soltanto il dolore per smontare l'orgoglio e farci sentire tutti fratelli.

I lebbrosi sono ora davanti a Gesù. Hanno sentito parlare di lui, hanno sentito il racconto di qualche suo miracolo: è nata in loro una speranza. Restando lontani gli gridano: "Gesù maestro, abbi pietà di noi! "

E' una preghiera bellissima: non c'è presunzione, non c'è arroganza; c'è solo l'umile abbandono di chi non ha più speranze proprie e quindi si affida docilmente al Signore?.. e attende.

Gesù risponde in modo insolito. Non guarisce subito i lebbrosi, ma ordina loro di presentarsi ai sacerdoti. Li mette alla prova, comandando di fare, ancora da ammalati, un gesto che supponeva la guarigione già avvenuta. E i lebbrosi superano la prova, ma la loro fede subito si blocca e non si apre alla riconoscenza, alla lode, all'amore. Un solo lebbroso, sentendosi guarito, torna indietro a dire grazie; un solo lebbroso riconosce nel dono della salute un segno dell'amore di Dio e quindi un impegno; per un solo lebbroso la vita cambia: per gli altri la salute è stato un regalo inutile. Al lebbroso riconoscente Gesù dice:" Alzati e va'; la tua fede ti ha salvato! " Qui ci vuole condurre il racconto per dire anche a noi: non serve a niente avere la salute, se la salute la viviamo stupidamente consumandola per accumulare tesori che non contano o per cercare divertimenti che non daranno mai felicità.

La vera salute non è quella del corpo; la vera salute, nella fede, si chiama salvezza, cioè accoglienza di Dio, amore di Dio, speranza e riconoscenza.

Ed eccoci all'ultimo insegnamento del Vangelo.

Il lebbroso che torna indietro a ringraziare è un samaritano. Gesù lo sottolinea e le sue parole nascondono amarezza e diventano un richiamo per noi. Perché? Perché il samaritano era considerato un "lontano da Dio, uno scomunicato, un nemico" ed era trattato come persona indegna e spregevole. Basti ricordare che per offendere e screditare Gesù i giudei un giorno gli diranno: "Tu sei un Samaritano! "

Ma quest'uomo, solo tra i dieci, torna a dire grazie!? (A.Comastri, Predicate la buona notizia,LDC)

E' interessante notare che quando Gesù vuole insegnare le due cose più importanti, porta come esempio dei samaritani: quando vuole insegnare la carità, pronuncia la parabola del buon samaritano, quando vuole insegnare la preghiera vera, ci fa incontrare il lebbroso samaritano. E' un invito a diventare più umili e, invece di dar lezioni al prossimo, a cercare di correggere i nostri difetti. Si tratta di imparare da tutti!

E soprattutto, siamo invitati ad aprirci al grande disegno di Dio, che offre il suo amore a tutti. Non fa distinzione di razza, colore, nazionalità, situazione economica? Dice il salmo: "La salvezza del Signore è per tutti i popoli". Questa è la grandezza del cuore di Dio. E anche noi siamo nella salvezza, se amiamo Dio e tutti gli uomini, con amore sincero e pieno.