Omelia (03-10-2004) |
padre Ermes Ronchi |
Quei miracoli compiuti da servi inutili Sràdicati e piàntati nel mare! Eppure io posso dire di aver visto il mare riempirsi di alberi. Molte volte ho visto l'impossibile: erano intere piantagioni di testimoni, di uomini di buona volontà, radicati in luoghi impossibili, in mari infuriati, a dissodare il presente e il futuro, non con risultati spettacolari, ma con il prodigio quotidiano di un amore che non si arrende; che anche se non ferma la violenza, non si arrende; che anche se rapine e contese continuano, non si piega. Con fede da granellino di senapa; non quella sicura e spavalda, ma quella che nella sua fragilità ha ancora più bisogno di Lui, che nella sua piccolezza ha ancora più fiducia in Lui. Se aveste fede quanto un granellino di senapa... Come posso sapere se ho fede? Gesù risponde indicando qual è la misura della fede: essere servo. «Quando avete fatto tutto, dite: siamo servi inutili». Inutili noi, ma mai è inutile il servizio. Perché la forza è nella Parola, non nel predicatore, la forza è nel seme non nel seminatore; perché chi gonfia di vita i granelli fino a che ne sgorgano alberi è il Signore. «Inutile», in origine significa: «senza pretese, senza esigenze, senza rivendicazioni», siamo servi che di nulla hanno bisogno se non d'essere se stessi, la loro gloria è di aver servito. Appello alla più grande semplificazione: una vita di servizio non è inutile, è senza pretese. Non ha bisogno d'applausi, di consenso, di gratificazioni, di successo. Neppure di un Dio che «mi metta a tavola e passi a servirmi». È il servizio che è vero, non la ricompensa. Vera fede è amare Dio più delle consolazioni di Dio. Io ho solo bisogno di essere me stesso, lavorando per le cose che amo, con la mia fragile umanità, con la gioia e la fatica del credere, con i miei granelli di fede, con la mia parte di doni e la mia porzione di fuoco, con un cuore che di tanto in tanto si accende per Dio, e spero che accada sempre più spesso. Non ho bisogno di nient'altro. Anzi, di un'altra cosa ho bisogno: di grandi campi da arare, e della spettacolare pazienza di Dio che tanto ha seminato in me, per tirar su quasi niente. Io servo perché anche Dio è il servitore della vita. E servire mi fa sua immagine e somiglianza. Io servo perché Gesù è il Servo sofferente. E ha scelto la sofferenza, il mezzo più scandalosamente inutile, per guarire le nostre piaghe. Io servo perché questo è il solo modo per creare una storia che umanizza, che libera, che pianta alberi di vita nel deserto e nel mare. Io servo, non per premio o per castigo, come i bambini; non per sanzioni o per ricompense, come i paurosi, ma per necessità vitale. Mi bastano grandi campi, un granellino di fede, e gli occhi di un profeta per vedere il sogno di Dio come una goccia di luce impigliata nel cuore vivo di tutte le cose. |