Omelia (26-09-2004) |
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Beati i poveri in spirito Presi nell'insano contesto di una società consumistica, per la quale contano solo i valori materiali, rischiamo anche noi cristiani di lasciarci contaminare. Non senza ragione la Chiesa ci invita a riflettere sul pericolo delle ricchezze. Tanto peggio per chi sacrifica al vitello d'oro: andrà in rovina. La frenetica ricerca della ricchezza: - Distoglie l'attenzione dall'essenziale, da quei valori spirituali che rendono la nostra vita di quaggiù, benché passeggera ed effimera, degna di essere vissuta. Le nostre attività terrene, realizzate nella fede e nell'amore per Cristo e i fratelli, sono trasfigurate e quasi segnate col sigillo dell'eternità. Senza di ciò esse sono quasi delle foglie morte, portate via dal vento... - Chiude gli occhi e inaridisce il cuore. Impedisce di vedere la miseria e rende insensibili di fronte ad essa. Il ricco della parabola non s'accorgeva che alla sua porta il povero Lazzaro marciva tra i vermi. Quelli che hanno tutto fanno fatica a rendersi conto delle difficoltà dei loro fratelli e del dramma che spesso vivono. - È causa delle peggiori ingiustizie. Con essa si spiegano gli scandali delle lotte sociali, delle odiose rivalità che ci sono tra i cittadini di una stessa nazione, delle vergognose oppressioni di cui tanti popoli sono vittima da parte delle nazioni più potenti, avide di accrescere sempre più la loro ricchezza. Non c'è mai stato idolo più sanguinano di quello del vitello d'oro. Come potrebbe un cristiano, discepolo di Cristo, mettersi ad adorarlo? egli deve camminare sulle orme di colui che per amore si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà. |