Omelia (26-09-2004)
don Elio Dotto
Spensierati

C'è un pregiudizio che spesso inquina la comprensione della pagina evangelica di questa domenica (Lc 16,19-31): ed è quella lettura «sociale» del Vangelo che vede in Gesù il difensore dei poveri contro i ricchi. Accade così che la parabola del ricco epulone venga in fretta interpretata come un atto di accusa contro tutti i ricchi, che non sarebbero capaci di soccorrere nemmeno i poveri più prossimi.
Tale lettura, però, è perlomeno superficiale, se non ideologica. Certo, Gesù si è sempre schierato dalla parte degli ultimi; addirittura ha chiamato beati i poveri. E tuttavia Gesù non è un semplice difensore della povera gente: perché non è principalmente l'ingiustizia sociale che lo preoccupa. Egli, piuttosto, è preoccupato dalla ingiustizia del cuore umano, da quella durezza di cuore che spesso aveva riscontrato nei suoi contemporanei. «Il cuore di questo popolo si è indurito – aveva appunto detto un giorno citando il profeta Isaia – sono diventati duri di orecchi, e hanno chiuso gli occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore» (Mt 13,15).
Esattamente questa è la condizione del protagonista della parabola di domenica, quell'uomo ricco che «vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente». Il suo problema, infatti, non è la ricchezza sfacciata in cui vive, ma è quella durezza di cuore e di orecchi che lo ha reso insensibile a tutto. Egli semplicemente non aveva mai notato quel povero che giaceva davanti alla sua porta; e non aveva mai udito il suo grido di aiuto. Il suo cuore era diventato impenetrabile: al punto che neanche la parola di Mosè e dei profeti aveva potuto salvarlo dalla dannazione.
Proprio da questa stoltezza Gesù vuole mettere in guardia i suoi uditori. Così già aveva fatto il profeta Amos, quando si era scagliato contro gli «spensierati di Sion», come leggiamo nella prima lettura di domenica (Am 6,1.4-7). E Gesù non fa' che riprendere il tema, nel tentativo di svegliare il cuore insensibile di chi lo ascolta, aprendo a tutti gli occhi e gli orecchi. «Per questo parlo loro in parabole – diceva infatti ai discepoli per spiegare la sua predicazione – perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono» (Mt 13,13).
Agli uditori di Gesù certo davano fastidio queste provocazioni: Luca racconta – tra l'altro – che «i farisei ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui» (Lc 16,14). Ed anche a noi – alla fine – questa parola dà fastidio: perché anche noi ci ritroviamo spesso insensibili e «spensierati». Se però ci lasciamo infastidire, potremo riacquistare quella saggezza che ci rende giusti, e ci permette di vedere Lazzaro che staziona alla nostra porta.