Omelia (19-09-2004) |
don Marco Pratesi |
Qualcuno ci sarà? Ancora una volta Gesù ci parla della ricchezza e ci invita a riflettere seriamente sull'uso che facciamo dei nostri beni. È importante, ed è uno degli aspetti che ci permettono di valutare concretamente la qualità della nostra vita cristiana. Con questa parabola Gesù ci dice: siate furbi come questo amministratore disonesto. Come lui si è venuto improvvisamente a trovare senza beni da amministrare, un giorno anche voi vi troverete nella stessa situazione, e se arriverete impreparati vi ritroverete in miseria. Siate allora previdenti, amministrando i vostri beni in modo da farvi degli amici che al momento opportuno possano accogliervi. Questo significa per prima cosa che nessuno si può considerare vero proprietario di quello che possiede: siamo solo amministratori provvisori, che dovranno rendere conto dell'uso fatto di questi beni. In questo senso il denaro inganna, perché dà l'illusione di essere potenti, forti, onnipotenti, e così toglie il senso della realtà. La ricchezza è tentazione di idolatria, perché facilmente diventa la base della nostra sicurezza e ci distoglie da Dio. Gesù mi dice: Mettiti nei panni di questo amministratore. Un giorno, vicino o lontano - sempre più vicino di quello che tu pensi - sarai privato dei tuoi beni e dovrai rendere conto del loro uso. Mentre sei ancora in tempo sii furbo e fatti degli amici. 'Farsi degli amici con la ricchezza' significa usare il denaro per stabilire relazioni fraterne; come mezzo di scambio e non di dominio, di comunicazione e non di potere, di servizio e non di assicurazione personale. Occorre quindi domandarsi: come uso i beni che possiedo? Il denaro è qualcosa che mi separa dagli altri o che mi mette in relazione con gli altri? Ricchezza non è solo soldi, ma anche salute, cultura, posizione sociale. Chi possiede questi beni non se li deve godere in solitudine, sono doni di Dio dati per il bene di tutti: il sano per soccorrere l'ammalato, l'istruito per aiutare l'ignorante, la persona autorevole per dare una mano all'indifeso! Ogni dono va trasformato in servizio. Ricordiamo una delle formule con cui la Chiesa benedice le nozze: "Siate nel mondo testimoni della carità di Cristo, sappiate riconoscere Dio nei poveri e nei sofferenti perché vi accolgano un giorno nella casa del Padre". Ci saranno, quel giorno, amici ad accoglierci? All'offertorio: Pregate fratelli e sorelle perché questo sacrificio ci liberi dall'idolatria del denaro, e sia gradito a Dio Padre Onnipotente. Al Padre Nostro: Chiediamo al Padre che si realizzi la sua volontà, e anche i beni materiali servano alla fraternità: |