Omelia (05-09-2004)
don Marco Pratesi
Odiare la vita?

In questo passo evangelico si vede ancora una volta lo scontro di Gesù con la nostra tendenza a servire due padroni. Le persone vanno da Gesù, lo cercano attratte da alcune cose; prima di tutto dalla sua potenza e i suoi miracoli, poi probabilmente anche da altro: la pace che da lui promana, la bellezza della sua dottrina, etc... Al tempo stesso però non sono disposte a fare del Maestro il punto di riferimento essenziale e principale della loro vita: lo mantengono insieme ad altre cose e persone, non mettono pienamente se stessi e la propria vita al suo servizio.
Questo atteggiamento provoca la reazione del Signore: Voi non avete ben capito cosa vi propongo, non avete fatto bene i conti; la costruzione che avete iniziato - il discepolato - rimarrà a mezzo, e la guerra che avete cominciato rischiate di perderla.
Abbiamo già capito che questa è proprio la nostra situazione. Tutti siamo tentati di fissare da noi dei limiti, di adattare il vangelo alle nostre esigenze e gusti, prendere questo e lasciare quest'altro.
Bisogna distinguere molto bene. Un conto è cercare il mio modo di vivere il Vangelo, in base alla mia personalità, storia, situazione; in una parola alla mia vocazione personale. I Santi non sono tutti uguali! Voglio impegnare tutto, ma si tratta di trovare il mio modo.
Altro conto è prendere quello che mi va bene, che mi sembra mi realizzi, e lasciar perdere quello che mi sembra esagerato, superato, e che comunque sento come contrario alla mia realizzazione. In questo caso sono io a decidere in base ai miei criteri, sottopongo il Vangelo ai miei criteri: c'è un tribunale ulteriore che lo giudica e decide.
La battaglia essenziale si svolge intorno alla mia vita: la "amo" o la "odio"? Metto la mia vita a servizio del Signore oppure metto il Signore a servizio della mia vita? Su questo Gesù ci invita a interrogarci oggi.
"Amare la vita" nel senso negativo evangelico significa che io so da me che cosa è per me vita, e il Signore deve aiutarmi a procurarmela; egli è uno tra i mezzi della mia vita, insieme ai genitori, al coniuge, ai figli, ai beni materiali, etc... Questo è non "odiare la propria vita", non accettare la morte che il Vangelo richiede. Questa morte, questo "odiare la vita" è semplicemente mettere Dio al primo posto e ricevere la vita da lui in povertà di spirito.
Quando preferiamo procurarcela da noi, facciamo dei mezzi il fine della vita e la consegnamo agl'idoli, che invece immancabilmente ce la tolgono. Schiavi invece che padroni, serviamo a ciò da cui dovremmo essere serviti: questa è la sorte inevitabile di chi pretende di procurarsi la vita da solo (magari aiutato da Dio), di chi non ha Dio come unico Signore, di chi mette la propria fiducia nelle cose che possiede e nelle persone che ha intorno. Ecco perché non può essere davvero discepolo di Gesù: la torre resterà incompiuta e la guerra sarà persa per chi vorrà servire contemporaneamente Dio e altri padroni.

All'offertorio:
Pregate fratelli e sorelle perché questo sacrificio ci renda pienamente discepoli di Gesù, e sia gradito a Dio Padre Onnipotente.

Al Padre Nostro:
Chiediamo con fiducia al Padre il pane per la nostra vita: