Omelia (29-08-2004)
don Mario Campisi
Questioni di stile

Un banchetto in casa di un capo dei farisei, un banchetto a cui partecipa anche Gesù. La gente "osserva" quello che fa', come si comporta, ma anche lui, Gesù, "osserva" il comportamento degli invitati. Le sue parole nascono proprio da qui, dalle scenette che avvengono e che finiscono col diventare una parabola. Ma il suo insegnamento va ben oltre quella riunione conviviale: a quelli che lo ascoltano egli vuole indicare uno stile di vita, che affonda le sue radici in quella fiducia in Dio che egli sta annunciando e vivendo.
Esserci, apparire, mostrarsi, figurare, attirare l'attenzione. Ci sono persone che impostano tutta la loro esistenza su questi verbi. Vivono per essere notati, riconosciuti, ossequiati, chiacchierati. Ma proprio questa "smania" di presenzialismo li mette nella condizione di compiere pietosi scivoloni. La stima che hanno di se stessi, dei propri titoli e dei propri meriti, fa cercare loro i primi posti. Ma cosa accade quando arriva qualcuno che, a giudizio del padrone di casa, merita il posto che hanno occupato? Non resta che retrocedere, arrossendo, sotto gli occhi di tutti.
Se si va alla radice dei comportamenti, non si può fare a meno di chiedersi: perché, perché questa strana voglia di ricevere considerazione, onore? Probalmente per il bisogno di essere confermati, sostenuti, apprezzati. O forse per coprire una cronica assenza di frutti che si tenta di mascherare ostentando tanto fogliame... O ancora per coltivare un successo effimero che si vorrebbe far coincidere con la riuscita della propria vita. Gli alberi carichi di frutti non hanno bisogno di segnalarsi: prima o poi tutti si accorgono dei loro rami carichi. E comunque non è l'apprezzamento degli altri a decretare la fecondità della nostra esistenza.
Così è di coloro che cercano veramente di realizzare il progetto di Dio nella loro vita. Anche se non figureranno sulle prime pagine dei giornali, essi stanno facendo della loro esistenza qualcosa di nobile e di grande. Non concentrano la loro azione sulla voglia di apparire, ma su ciò che resta veramente: un progetto d'amore in cui Gesù ha impegnato se stesso fino in fondo, fino a rischiare la vita, fino a versare il suo sangue...
Per amore, generosamente, senza calcoli. Logico quindi che Gesù insegni a fuggire quei segni solo apparenti di generosità, che corrispondono di fatto a scambi vantaggiosi. Ti invito perché anch'io sarò invitato... ti porto un regalo, sicuro di riceverne anch'io uno, a tempo debito... ti aiuto perché sarò aiutato... Doni apparenti che nascondono delle vere e proprie transazioni, in cui si dà per ricevere.
Ma non è con questa presunta generosità che cresce la fraternità e la giustizia del Regno! E' piuttosto con tutti quei gesti del tutto gratuiti, in cui non si attende alcun contraccambio, alcun vantaggio immediato. Gesti di amore totalmente disinteressati, la cui ricompensa verrà dal Signore.