Omelia (22-08-2004)
don Marco Pratesi
La porta del Regno

L'immagine della porta stretta evoca una difficoltà: occorre uno sforzo, una lotta, un "adattamento" per passare nel Regno. In che cosa consiste questo sforzo?
Ci sono almeno due risposte sbagliate. La prima è il legalismo: per entare nel Regno occorre osservare tutti i comandamenti, le norme, etc..., essere "a posto". Pensiamo ai giudei coi loro 613 comandamenti. Spesso questo è legato alla rassegnazione: soltanto poche persone eccezionali entrano nel Regno, noi gente normale non possiamo arrivarci, e dunque nemmeno tendervi. La seconda risposta... non risponde! Consiste infatti semplicemente nell'ignorare questo insegnamento, perché "Dio è amore", e dunque non può escludere alcuno dal Regno. La difficoltà dunque non esiste.
L'insegnamento successivo sulla "porta chiusa" mostra che Gesù si rivolge ai suoi contemporanei, quelli che hanno mangiato con lui, lo hanno visto predicare e fare miracoli: non basta la vicinanza fisica, materiale, al maestro per entrare nel Regno. Gesù mira a demolire in loro ogni presunzione e sicurezza di essere nel giusto in base a propri criteri, ogni "giustizia propria", per usare le parole di S. Paolo.
Abbiamo tutti voglia di sentirci garantita la salvezza, di poter trovare qualche criterio che consenta di liberarci dall'incertezza, fare qualche calcolo che ci tranquillizzi definitivamente. Ma proprio questa esigenza è un prodotto della fede scarsa! Perciò a questa esigenza (e alla domanda rivoltagli da questo tale, che ne è espressione) Gesù non risponde né "molti" né "pochi". Ci invita invece a fidarci, a rimanere nella situazione dei poveri in spirito, senza garanzie, nella speranza. E la speranza per essere tale, notiamolo bene, presuppone un rischio, un'incertezza: non si spera quello che è già scontato, assicurato a priori. Dobbiamo dunque avere fiducia nella salvezza, certamente, ma trovarla non nei nostri calcoli bensì nella gratuità di Dio, nella sua misericordia. Non possiamo avere altre sicurezze: sarebbero illusorie, come quelle di chi pensava di potersi salvare solo perché era fisicamente presente durante il ministero di Gesù. Rischieremmo anche noi di assistere al ribaltamento delle nostre gerarchie e dei nostri calcoli.
La domanda vera che ognuno deve farsi è dunque: sono in sintonia con Gesù? Questa è la porta stretta per la quale cercare di entrare, questo il nostro impegno. Il resto affidiamolo in povertà e fiducia alla sapienza e alla misericordia del Padre.

All'offertorio:
Pregate fratelli e sorelle perché questo sacrificio ravvivi la nostra speranza nella salvezza, e sia gradito a Dio Padre Onnipotente.
Al Padre Nostro:
Chiediamo con fiducia al Padre di poter entrare per la porta stretta del suo Regno: