Omelia (04-05-2014)
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)
Commento su At 2,14.22-33;Sal 15; 1Pt 1,17-21;Lc 24,13-35

Domenica scorsa, seconda domenica di Pasqua, la liturgia ci ricordava la grandezza della vita delle prime comunità cristiane. Attraverso la condivisione di tutto e nel pregare insieme frequentando il tempio avevano nel cuore la vera letizia. Pietro ci ricordava come, con l'accettazione serena, le difficoltà e delle sofferenze che ogni giorno si incontrano siano il mezzo per arrivare alla salvezza eterna, cioè a godere eternamente la luce del volto del Signore: noi potremmo realizzare questa salvezza solo attraverso la fede adulta e consapevole
La liturgia di questa terza domenica di Pasqua cerca di farci comprendere quale sia il significato vero e profondo per il cristiano della Pasqua del Signore, cioè della passione, morte e risurrezione del Cristo, e anche quale significato debba avere la morte e la risurrezione di Cristo per noi.
Nella prima lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, ascoltiamo il discorso che l'Apostolo Pietro, il giorno di Pentecoste, prendendo la parola e alzandosi in piedi, fa agli israeliti: "Ascoltate bene, come già sapete, Dio Padre mandò nel mondo in mezzo a voi suo Figlio, che vi ammaestrò con la sua Parola ma voi non lo avete compreso e lo avete messo in croce. Ora Dio lo ha risuscitato liberandolo dai dolori della morte perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere. Lo stesso Davide diceva di averlo conosciuto e di sentirlo sempre vicino, perché lo aiutava nelle difficoltà e aveva messo nel suo cuore la speranza della vita futura.

Ora fratelli io vi devo dire che il patriarca Davide è morto e sepolto e il suo sepolcro esiste ancora fra noi ma egli aveva profetizzato la venuta del Cristo Salvatore. Infatti questo Gesù che abbiamo conosciuto, dopo la sua risurrezione è salito alla destra del Padre e ricevuto lo Spirito lo ha effuso su di noi come vedete".

Non è facile credere alla risurrezione di Cristo anche per noi cristiani: da sempre ci è stata presentata la Pasqua come il momento più importante della nostra religione, attraverso la Pasqua si è realizzata la nostra salvezza. Gesù è risorto per noi per esserci vicino ogni giorno sul cammino verso di lui e per attenderci alla fine della nostra vita per essere felici in eterno nella luce dei beati insieme a tutti coloro che ci hanno preceduto e che in terra abbiamo amato. Gesù tornato al Padre ci ha mandato lo Spirito Santo, il Consolatore, colui che deve illuminare tutte le nostre scelte spirituali e umane: ci affidiamo a questo Spirito?
Nel salmo responsoriale il salmista con il ritornello: "Mostraci Signore il sentiero delle tue vie" ricorda come è importante la preghiera nella quale chiediamo al Signore di proteggerci, infatti sappiamo che egli ci è sempre vicino così che non abbiamo paura di cadere, anche di notte nel sonno, ci insegna qual è il cammino terreno da percorrere, alla fine della nostra vita ci darà la gioia e la felicità eterna.
Sempre l'Apostolo Pietro, attraverso quanto scritto nella sua prima lettera con i versetti dal 17 al 21, cerca di farci comprendere come il Cristo ha vinto la morte con la sua passione. Pietro scrive questa lettera anche per le piccole comunità che si creavano al di fuori di Roma che anche se piccole e con vita non facile vivevano però in letizia e condivisione fra di loro.

Pietro raccomanda di vivere durante la vita terrena con timor di Dio, quel Dio che per mezzo di Gesù chiamiamo Padre e che ha versato il suo sangue per la nostra salvezza. Gesù era già stato predestinato ad essere l'"agnello immolato senza macchia alcuna" ed ora ci è stato rivelato affinché noi potessimo avere la fede e la speranza nel cuore per poter credere in Dio.
Il brano del vangelo tratto da Luca, ci propone il racconto dei due discepoli di Emmaus, che riconoscono il Signore solo allo spezzare del pane, nell'eucaristia. Infatti Gesù realizza la salvezza degli uomini in modo totalmente diverso da quello che loro si aspettavano.

Il brano è notissimo i due discepoli tornano indietro, percorrono il cammino verso un villaggio chiamato Emmaus, non molto distante da Gerusalemme, i loro volti erano tristi e i loro cuori pieni di amarezza, erano incapaci di comprendere e di vedere. La loro delusione era troppo grande: quel Gesù che doveva liberarli era morto in croce da ormai tre giorni.

I due viandanti avevano perso la speranza e non si accorgono che un personaggio si affianca per fare il cammino con loro.

Alla richiesta di Gesù si meravigliano che lui non sapesse cosa era avvenuto e glielo raccontano a modo loro. Gesù li rimprovera dicendo che era necessario che il Cristo patisse per la liberazione di molti. Gli parlarono anche delle donne che recatesi al sepolcro la mattina di Pasqua non avevano più trovato il Signore e addirittura avevano raccontato di aver avuto una visione di angeli che gli annunciavano che il Cristo era risorto.

Il cuore dei due discepoli era pesante nonostante la presenza di Gesù ma quando, venuta la sera, il Signore fece per allontanarsi da loro gli chiesero di fermarsi: "Ormai è sera, resta con noi".

Entrati in casa e sedutesi a tavola allo spezzare del pane riconobbero Gesù e finalmente i loro occhi e il loro cuore si aprirono e ritornarono allora a Gerusalemme per annunciare quanto era loro accaduto.

Non è difficile riconoscerci nei due discepoli, quante volte anche noi abbiamo il cuore gonfio, pieno di delusione, di scoraggiamento, e purtroppo in quei momenti non ci ricordiamo che il Signore non ci abbandona mai specialmente quando torniamo indietro perché senza speranza.

Una bellissima preghiera di un anonimo brasiliano ci presenta un dialogo fra il Signore e un uomo che camminano sulla riva del mare lasciando le loro orme sulla sabbia, ma ad un certo punto l'anonimo si accorge che non sempre le orme sulla sabbia sono quattro ma solo due ed allora chiede al Signore perché lo ha abbandonato proprio nei momenti più difficili della sua vita, il Signore risponde che il quei giorni così difficili lui l'aveva portato in braccio".

Il Signore ci ritrova proprio nei momenti di lontananza, di delusione di chiusura del cuore, si avvicina a noi quando siamo incapaci di vederlo e di ascoltarlo per salvarci con la sua presenza.

Cleopa, uno dei due discepoli, è l'immagine dell'uomo di chiesa che conosce perfettamente il vangelo, che segue la liturgia, che fa tutto ciò che viene consigliato per arrivare alla salvezza, ma non riesce a percepire la presenza del Cristo nella sua vita.

Quanti cristiani vivono la loro esistenza nella tristezza, nell'insoddisfazione, nell'isolamento, senza speranza nell'oggi e nel domani: ma allora la Pasqua a cos'è servita? Cristo è risorto per la salvezza di tutti gli uomini e perché questi siano felici nell'eternità ma anche già nella loro vita terrena. La speranza cristiana ci aiuta proprio in questo, a vivere con gioia il tempo che trascorriamo quaggiù, nella bellezza degli affetti familiari, nell'amicizia e nella condivisione fraterna con tutti coloro che incontriamo nel nostro quotidiano.

Nel brano evangelico, Gesù rimprovera i discepoli perché le loro menti non avevano compreso le profezie messianiche, e invita tutti noi a credere ciò che è stato detto dai profeti, infatti proprio lui è l'unico personaggio della storia annunciato per duemila anni, tutto ciò che è stato scritto su di lui si è avverato. Molti uomini non credono nella religione cristiana, ma devono riconoscere che Cristo è esistito veramente, almeno come personaggio storico.
Per la riflessione di coppia e di famiglia:

- Pasqua significa per noi cristiani passaggio dalla morte alla vita. Siamo disposti a "convertirci e a credere" quale celebrazione della nostra Pasqua annuale?
- Cristo per noi è veramente risorto? Testimoniamo questo nella nostra vita?
- Accettiamo i "no" del nostro quotidiano con la "speranza" del Vangelo?
- La preghiera ci aiuta a credere nei momenti di buio e di chiusura?
- Che senso ha nella nostra giornata la "passione, morte e risurrezione" del Cristo?
Gianna e Aldo - CPM Genova