Omelia (01-08-2004)
LaParrocchia.it
La fedeltà di Dio

Oggi la liturgia ci dà proprio una lezione di sapienza, una lezione della più grande importanza: da essa dipende la riuscita o meno della nostra vita. Quando si tratta degli altri, tutti vediamo chiaramente la soluzione dei problemi. Ma quando si tratta di noi stessi? Ascoltiamo perciò Cristo ed esaminiamo la nostra condotta alla luce del Vangelo.

- Cos'è l'essenziale della vita? L'uomo porta in sé un incontenibile bisogno di pienezza e di perfezione: ha sete di felicità. La terra non gli può bastare. I beni che essa offre, il denaro, i piaceri, gli onori, gli amori, sono limitati, fragili, effimeri. Ben presto la morte spazzerà via tutto: non resterà nulla, nemmeno il ricordo.
L'essenziale non può dunque essere se non ciò che porta il marchio di Dio. Ora Cristo è venuto proprio per mettere Dio al centro della nostra vita: solo grazie a lui la vita è trasformata, divinizzata, resa eterna. Da mortale diventa immortale, da finita, infinita.

- E allora come vivere per essere sapienti, e non stolti? Certamente non possiamo ritirarci dal mondo per andare a vivere da eremiti. È normale che l'uomo voglia riuscire nella vita, sia in quella personale e familiare, come in quella sociale e professionale; è normale ch'egli voglia partecipare alle ricchezze della terra e alle sue risorse, trarre vantaggio dalle scoperte della scienza e dal progresso.

A condizione però che non dimentichi l'essenziale: dare un'anima a questo corpo terrestre. E per questo dobbiamo metterci decisamente alla scuola di Cristo. Guidati e sostenuti da lui cerchiamo di infondere in ogni nostra attività uno spirito di luce e di fuoco:
lo spirito dell'amore che ci farà esaltare Dio, e servire il nostro prossimo nella gioia. Questo è l'essenziale.