Omelia (23-03-2014)
Monastero Domenicano Matris Domini
Commento su Rm 5,1-2.5-8

Collocazione del brano

Il nostro cammino di Quaresima ci porta a riflettere sulla lettera ai Romani. Dopo quattro capitoli dal taglio un po' più teologico dedicati al rapporto tra fede e salvezza, Paolo passa ora a delle affermazioni più pratiche, legate all'esperienza personale dei credenti.

Lectio

1 Giustificati dunque per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo.

Il cambio di registro nel discorso di Paolo si nota soprattutto per la presenza di questo "noi". Siamo noi i destinatari del progetto di salvezza del Signore, noi che grazie alla fede possiamo accedere a innumerevoli doni di grazia. La nostra fede innanzitutto ci ha resi giusti, cioè ci ha posto nella posizione migliore per accogliere i doni del Signore. Questa "giustizia" produce la pace nei confronti di Dio. Chi è giusto non sente Dio come un nemico, non si sente minacciato da un giudice implacabile poiché si è rimesso nelle sue mani con tutta fiducia. La pace è stata fatta per mezzo di Gesù e il suo sacrificio sulla croce.

2 Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l'accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio.

Un terzo dono è quello della grazia, cioè l'amore, il bene che Dio riversa su di noi, il riscatto dal male, la pienezza di gioia. E' una situazione di cui possiamo godere fin dal momento in cui abbiamo espresso la nostra fede e che si rinnova quando rinnoviamo il nostro atto di fede in Dio. E' una gioia che resta salda anche grazie alla speranza, il nostro sguardo rivolto al futuro, quando tutti saremo riuniti in Cristo e parteciperemo della sua gloria. Questa speranza permette di vivere le difficoltà della vita e della testimonianza del vangelo.

5 La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.

La speranza dei cristiani non è una vana consolazione. L'amore di Dio è davvero presente nella vita di ogni credente e lo sostiene. Lo Spirito Santo rinnova di giorno in giorno questa presenza, come una caparra dei beni futuri.

6 Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi.

La riprova di questa presenza dello Spirito, dell'amore che accompagna i nostri giorni è il fatto storico della morte di Gesù. Gli uomini erano posti in una situazione di debolezza, data dal peccato. In questa situazione, a un certo momento è entrato in campo il progetto di amore di Dio che ha fatto sì che Gesù morisse per noi che eravamo deboli ed empi (cioè non pii, senza una religione, senza un Dio in cui confidare).

7 Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona.

Si tratta davvero di una cosa inaudita. Morire per qualcuno non è un'azione che si possa fare a cuor leggero e senza motivo. Si può morire per un giusto, per qualcuno che ha dimostrato la sua bontà. Non si può sprecare il bene della vita per qualcuno che non si merita un sacrificio così grande.

8 Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.

Ebbene Gesù è morto per noi. E' questa la dimostrazione del grande amore che Dio ha dimostrato verso di noi. Quando non eravamo altro che peccatori, immersi nel nostro errore, assolutamente privi di alcun merito, Cristo ha scelto di morire per noi. E' passato attraverso la morte e ci ha meritato la vita.

Meditiamo

- Mi sento "giusto" davanti a Dio grazie alla mia fede?
- Per chi o per cosa sarei disposto a morire?
- Quale posto ha la speranza cristiana nel mio quotidiano?