Omelia (25-07-2004) |
padre Paul Devreux |
Per gli apostoli era bello vedere Gesù pregare; suscitava in loro una certa invidia, come quella di Marta nei confronti di Gesù e Maria. "Signore, insegnaci a pregare", cioè a fare ciò che fai tu, a vivere ciò che vivi. Penso che questa richiesta dei discepoli abbia fatto immensamente piacere a Gesù. Chi sa da quanto tempo l'aspettava! Il Padre nostro essenzialmente è la preghiera di Gesù, è un suo autoritratto e una sintesi di tutto il vangelo. Esaminiamolo insieme punto per punto. Padre nostro: Tutte le preghiere che i vangeli mettono in bocca a Gesù, cominciano con l'espressione Padre. Nessuno prima di lui aveva mai osato rivolgersi a Dio con questo termine, e Gesù usa l'espressione ebraica Abbà, che significa Babbo, termine molto affettuoso e segno di confidenza. Poterci anche noi rivolgerci a Dio chiamandolo Padre ci fa passare dal rango di semplici creature a figli di Dio; questo è un rivoluzione, una "svolta". Che sei nei cieli: Pur essendo Padre, rimane colui che è nei cieli, cioè l' altissimo onnipotente creatore. Il totalmente altro. Colui che può, perché è. Sia santificato il tuo nome: Dire questo significa che desidero e m'impegno a che Dio sia benedetto e non maledetto. Questo non si ottiene brontolando chi bestemmia, ma cercando di rivelare a chi non lo vede, il volto paterno di Dio. Venga il tuo regno: Questo è lo scopo di tutta la vita di Gesù: Signore vieni a regnare, cioè a prendere il primo posto nei nostri cuori. Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra: "Come in Gesù, così in noi", dice padre Cantalamessa. "Non la mia, ma la tua volontà", dice Gesù nel Getsemani. Questo va detto con spirito gioioso e pieno di speranza, non con la triste rassegnazione di chi non può fare diversamente. Vuol dire: vieni presto in nostro aiuto! Se riuscissi a far mia la legge dell'amore, potrei anche dire: "sia fatta la nostra volontà!". Dacci oggi il nostro pane quotidiano: Il pane è tutto ciò che occorre alla vita dell'uomo, materiale e spirituale. Questa è una preghiera di richiesta, ma è anche un impegno a condividere con gli altri ciò che abbiamo, proprio perché lui è il Padre e noi siamo i suoi figli, e quindi fratelli. Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo; o affinché anche noi riusciamo a rimetterli ai nostri debitori, perché la mia capacità di perdonare nasce dalla presa di coscienza che anch'io ho bisogno di essere perdonato. Se non riesco a perdonare, è bene che chieda al Signore il dono di vedere quanto anche io ho bisogno di misericordia. E non ci indurre in tentazione: Figuriamoci se il Signore desidera indurci in tentazione. E' una traduzione che la Chiesa sta cercando di correggere affinché sia più fedele al testo originale. Il significato del testo ebraico sembra dire: non permettere che il male abbia il sopravvento su di noi, difendici, tu che sei nostro Padre. Gesù dice ai discepoli: "Pregate, per non cadere in tentazione, per resistere al male". Ma liberaci dal male: Chi ha fatto esperienza della presenza del male nel mondo, capisce l'importanza di quest'ultima richiesta. Ma chiediamo soprattutto che ci liberi dal male che si annida dentro di noi e che può distruggere la nostra vita facendoci fare delle scelte sbagliate. La cosa più semplice da fare per far contento Dio, è proprio quella di chiamarlo Padre. |