Omelia (26-01-2014)
don Giovanni Berti
Gesù non sta al centro...

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Ognuno di noi, come ogni altro essere umano, non può scegliere da dove proviene la propria famiglia e il luogo dove nasce. E sappiamo bene quanto questo incide fortemente in tutta la nostra vita. Molti successivamente scelgono di abitare legati ai luoghi d'origine, mentre altri scelgono di cambiare a volte molto radicalmente, andando anche lontano dal proprio paese. Queste scelte del luogo di vita non sono sempre così serene e positive, e per tanti, specialmente i migranti dai paesi poveri che si spostano nel nord del mondo, sono scelte imposte dalla fame e dalla guerra.
Di Gesù sappiamo dove è nato, Betlemme, e sappiamo anche da dove proveniva la sua famiglia, Nazareth. Anche Gesù come uomo non sceglie nulla di tutto questo, ma ad un certo punto sceglie il proprio luogo di vita: Cafarnao.
Questa città che si trova in una regione a nord di Gerusalemme, la Galilea, è sulla riva del grande lago di Genesareth, chiamato anche mare di Tiberiade o di Galilea.
Questa scelta, secondo il racconto dell'evangelista Matteo, è legata ad un fatto molto difficile per la vita di Gesù, l'arresto di Giovanni Battista. E' da questo triste episodio che inizia una nuova fase della vita di Cristo, che proprio secondo le parole di Giovanni, è venuto non solo a sostituirlo ma a superarlo nella predicazione della volontà di Dio.
E Gesù sceglie proprio Cafarnao che si trova nella Galilea delle genti.
La scelta non è affatto casuale e contiene un messaggio fondamentale per capire tutta la vicenda di Gesù, e ha conseguenze determinanti anche per noi oggi, suoi discepoli.
L'evangelista Matteo ci aiuta a capire la scelta di Gesù, citando un passo del profeta Isaia che annuncia una luce nuova nel mondo proprio a partire dai luoghi più distanti dal centro della fede ebraica, cioè Gerusalemme. La città che conteneva il grande Tempio si trova in Giudea, la regione più importante per il popolo ebraico, che porta nel nome il riferimento esplicito a uno dei figli di Giacobbe-Israele, Giuda. In Gerusalemme c'è il centro della vera fede e il luogo dove abita e governa Dio.
Ma Gesù sceglie invece come casa questa regione lontana, la Galilea, chiamata "delle genti" in senso implicitamente negativo, perché significa contaminazione con religioni pagane e popoli diversi da quello puro di Dio!
In poche parole Gesù sceglie di vivere ai margini, nelle periferie del mondo.
E quando emetterà l'ultimo respiro sulla croce, non sarà dentro Gerusalemme, verso la quale si era messo in cammino,, ma sarà fuori dalle mura, e in quel medesimo istante il velo del Tempio si romperà definitivamente in due.
In questi giorni con un amico abbiamo parlato di una sua esperienza molto bella che lo ha molto segnato: il cammino verso Santiago de Compostela.
La scorsa estate, per quasi 20 giorni, ha camminato a piedi lungo il percorso che da centinaia di anni compiono i pellegrini verso la tomba dell'apostolo Giacomo in Spagna. Il percorso è ricco non solo di chilometri da fare con i piedi, ma anche di incontri con paesaggi, culture e persone diverse. Questo amico, come tanti altri che hanno fatto questo o pellegrinaggi simili, mi ha confermato che alla fin fine è più importante per la crescita interiore il percorso e il camminare piuttosto che il punto di arrivo a Santiago. E' nel mettersi in cammino e nel tener la direzione che sta il segreto del cambiamento, accettando le salite e le discese insieme alle comodità e scomodità impreviste di certi punti di ristoro e alloggio.
La vita umana come quella di fede (che non sono mai separabili in una sana vita spirituale) sono in continuo cammino, e trovano la loro salvezza proprio nell'accettare il confronto, la precarietà, e la sfida dell'incontro anche con altre vite e altre fedi. Gesù non sceglie di stare al centro della religione e nemmeno si attornia di gente arrivata e sicura di se nella visione di Dio e del mondo.
Gesù sceglie il confine, Cafarnao che sta sul mare della Galilea delle genti. Sceglie di mescolarsi con la precarietà e pluralità degli uomini, rifuggendo l'arroganza statica di Gerusalemme con il suo apparato religioso che nel corso dei secoli era diventato sempre più mummificato e mortifero.
E attorno a se chiama dei poveri, degli ignoranti pescatori e persino dei peccatori pubblici (come Matteo stesso, esattore delle tasse), che hanno l'unico ma fondamentale pregio che si fidano di Gesù e ne seguono le orme "subito" (come scrive lo stesso evangelista), appena sono chiamati.
Scelgono anche loro di mettersi in moto e di abitare nel mondo, a contatto con tutti gli uomini, perché vedono in Gesù non solo dei discorsi teorici e lontani su Dio, ma vedono nel loro itinerante Maestro Dio stesso che si manifesta e viene a contatto con l'umanità, ogni genere di umanità
L'appello che Gesù fa «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino», lo sento come un forte appello per me di mettermi in cammino, subito e con decisione, e di non rimanere fermo e bloccato, nelle scelte e nello spirito.
Convertirmi significa per me non fermarmi a guardare con commiserazione inutile i miei limiti e sbagli e nemmeno stare fermo in posizioni e sicurezze, ma significa credere che dietro a Gesù la vita riprende nuovo slancio, e camminando con speranza, trovo realmente quella luce che splende nelle tenebre del mondo e anche nelle mie.

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