Omelia (04-07-2004) |
padre Ermes Ronchi |
La grandezza si misura dal cuore Partono i discepoli, a due a due, e non a uno a uno. E la prima parola che portano è il gesto della loro comunione, la vittoria sulla solitudine. Partono, forti solo di un amico e di una parola. È importante questo andare a due a due, avere un amico sul cuore del quale poter riposare; un amico almeno che ti garantisca, in cui cercare l'evidenza che esisti, che sei amato, capace di relazioni vere. A due a due, perché se è solo, l'uomo è portato a dubitare perfino di se stesso. Il primo annuncio consiste in un evento di comunione. «Noi non arriveremo alla meta / a uno a uno, ma a due a due. / Se noi ci ameremo / a due a due, / noi ci ameremo tutti. / E i figli rideranno / della leggenda nera / dove l'uomo piangeva / in solitudine». (Paul Eluard). Partono, forti di una parola: «Dio è vicino»; vanno, senza pane, né sandali, né denaro, senza nulla di superfluo. Senza cose. Semplicemente uomini. Ed è un viaggio verso l'uomo essenziale, liberato da tutto il superfluo, verso l'uomo iniziale e spoglio, il nudo uomo delle origini. Sarai tanto più vicino a Dio, quanto più sprofonderai nel tuo essere uomo, libero da ogni ruolo e attributo, nudo nel riconoscimento della tua nuda umanità. L'unica preoccupazione dell'annunciatore è di essere infinitamente piccolo. Allora il suo annunzio sarà infinitamente grande. L'apostolo appare come un sovversivo per il semplice fatto che riprende la condizione umana alla radice, quella luminosa radice che è prima del pane, del denaro, della tunica, quella radice che è l'immagine di Dio. Ed ecco perché saranno perseguitati: perché fanno crollare tutto un sistema di valori stabilito sul superfluo, sull'apparire, sulla competizione, sul denaro, sul vestito. Perché un uomo non vale per la quantità delle cose che possiede, ma quanto valgono i suoi ideali. Neppure quanto vale la sua intelligenza, ma quanto vale il suo cuore. Annunciate pace e un regno vicino. Anche la pace si annuncia a due a due, perché la pace non si può viverla da soli. La pace è relazione, comporta almeno un altro, molti altri per essere vera. E se non accettano la pace, scuotete la polvere e avviatevi verso un altro villaggio, perché c'è sempre un altro paese, un'altra casa, un altro cuore che aspetta la pace. Vanno i settantadue ricchi solo di un santuario di povertà, e dicono: «Nella tua umanità profonda, più intimo a te di te stesso, crocifisso con te nella tua pena, e poi flauto per la tua danza, Dio è vicino». La loro buona novella è: «Dio è con noi, con amore». Questo auguro, di tutto cuore, a ciascuno: «Dio sia con te, con amore». |