| Omelia (08-12-2013) |
| dom Luigi Gioia |
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Convertitevi: il regno dei cieli è vicino! E' chiaro perché la liturgia propone nella seconda domenica di Avvento, ogni anno, la figura di Giovanni il Battista: è lui che ha annunciato la venuta del Signore, lui che lo ha riconosciuto, è lui che ha detto: Ecco l'agnello di Dio. Ecco colui che toglie i peccati del mondo. Gesù ha cominciato ad esercitare pubblicamente il suo ministero solo dopo che Giovanni lo ha riconosciuto. Una missione di tale importanza fa di Giovanni il più grande dei profeti nati da donna (Lc 7, 28). Giovanni è un profeta di tale portatache gli è concesso di riconoscereGesù ancora prima di nascere, quando sussulta nelgrembo di sua madre (Lc 1, 44). Annuncia Gesù e la sua missione non solo con le parole, ma con tutta la vita e fin nella morte: il suo martirio prefigurainfatti la croce di Gesù (Cf. Mc 6, 17-29). Eppure, anche il più grande dei profeti, anche il più integro, il più dedito alla sua missione, anche Giovanni, è colto di sorpresa dall'agire di Dioin Gesù Cristo. Il Vangelo ci mostra che aveva una sua maniera di comprendere come avrebbe agito il Messia che alla fine non corrisponde conquella che Dio sceglierà.Si, proprio coluiil quale per vocazione era stato chiamato a preparare la venuta del Signore, a dire come sarebbe venuto, in un certo senso si è sbagliato. I termini nei quali Giovanni descrive la missione di Gesù nel Vangelo sono questi: come la scure posta alla radice degli alberi; ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato. IlGesùdi Giovannisarebbe dovuto venire con una scure ed eliminare tutti quelli che non davano frutti buoni. E poi aggiunge: Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile. Ora, ilVangelo ci mostrache Gesù ha agitoesattamente in maniera opposta. Ecco come Gesù descrive la sua opera attraverso la parabola del buon contadino. Al padrone che gli dice: "Questo albero non da più frutto, taglialo", la risposta del contadino - e quindi la risposta di Gesù -è questa: "Padrone, lascialo ancora quest'anno. Io continuerò a zappargli intorno. Ci metto il concime. Vedremo se porterà fruttiper l'avvenire, se no lo taglierai" (Lc 13, 6-9). Gesù non è venuto con la scure, ma è venuto con la zappa e con il concime.Non è venuto a tagliare, ma a curare e far crescere. Non è venuto per giudicare e condannare, ma per consolare e guarire. Il contrasto non finisce qui. Giovanni dice ancora"Viene per bruciare la paglia". Ma nella parabola della zizzania vediamo Gesù fare esattamente il contrario: quando i contadini vanno a dire a Gesù: "c'è la zizzania nel campo, vuoi che la togliamo per bruciarla?", la risposta di Gesù è: "No, lasciatela. Per paura che, volendo togliere la zizzania, togliate anche il buon grano. Lasciate che l'uno e l'altra crescano insieme sino alla mietitura" (Mt 13, 29s). Giovanni è come tanti di noi che di fronte alleingiustizie del mondo, di fronte al male, di fronte a coloro che peccano indisturbati, che agiscono ingiustamente, reclama dal Signore una giusta punizione, auspica la scure che taglia o il fuoco che purifica. Oppure giudica e accusa, magari anche con l'insulto, come fa Giovanni alla vista dei farisei ipocriti: "Razza di vipere". Non ha remore, dice le cose in faccia, Giovanni il Battista! E infondo, nella prima lettura, il Signore stesso dice: "Percuoterò il violento con la verga della mia bocca e con ilsoffio delle mie labbra ucciderò l'empio" (Is 11, 4). Ci sentiamo autorizzati a chiedere al Signore di agire fortemente contro il male.Ci piace, in fondo, il ruolo di giustizieri. Invece il Signore, quando viene nella persona di Gesù, come lo aveva giàfatto per millenni durantetuttala storia del popolo di Israele, rimanda il momento della retribuzione, rimanda il momento della punizione e si limita a ripetere senza sosta: Convertitevi! Il Vangelo, la Buona Novella, è questa: il Signore ha deciso di avere ancora pazienza con noi. Ha deciso di darci un tempo ulteriore per invitarci alla conversione, perché il Signore non prova gioia nella morte, nella punizione. Ci ha creati per la vita e non vuole vedere le sue creature andare in dissoluzione, andare in inferno, bruciare. Fa di tutto per cercare di salvarci. Il fuoco con il quale viene Gesù è lo Spirito Santo, non un fuoco che ci brucia, che ci divora, ma che è versato nel nostro cuore per trasformarlo da cuore di pietra in cuore di carne, per farci ardere del fuoco dell'amore. Lo Spirito Santo non è unfuoco distruttore, ma ilfuoco dell'amore che riscaldai cuori. Certo questo comporta che il momento della punizione per chi fa il male non è ancora venuto. E di male, nel mondo, ancora ce n'è. Continuano ad agire indisturbati gli assassini, i ladri, gli stupratori. Continuano ad imperversare le strutture di peccato delle nostre società occidentali, delle quali siamo tutti complici. Non dimentichiamo mai che il nostro benessere - quello di ciascuno di noi - riposa sulla povertà talvolta abissale di 2/3 o 3/5 della popolazione mondiale. Noi stiamo bene, perché ci sono tanti che non hanno da mangiare. Noi possiamo sperperare le risorse del creato depauperando tutti gli altri. Pensiamo a quanti, per poter favorire il nostro benessere, vivono nella schiavitù. Un esempio tra mille: noi utilizziamo tutti questi prodotti che vengono dalla Cina a buon mercato, e facciamo bene a comprarli, perché costano poco e ci fanno risparmiare. Però sappiamo che il loro basso costo è possibile solo grazie alle condizione disumane, quasi di schiavitù, nella quale coloro che li producono sono costretti a lavorare. Quindi paghiamo le cose a basso prezzo, perché ci sono degli schiavi che lavorano a basso costo per noi. E continuano, per terminare questo inventario così triste, le ingiustizie piccole e grandi di tutti i giorni: il trionfo dei prepotenti, dei demagoghi, dei corrotti, di coloro che mentono spudoratamente e perseguitano impietosamente coloro che denunciano tali menzogne. Allora perché il Signore permette questo male? Perché non punisce chi fa questo male? A volte saremmo tentati anche noi di indignarci, come Giovanni il Battista. Saremmo tentati di dire a questa gente: "Razza di vipere" e di chiedere al Signore: "Signore, puniscili!". Perché il Signore non li punisce? Perché non fa scendere un fuoco dal cielo e non ci libera da questo male? La risposta è semplice: perché se punisce loro in questo modo, il Signore deve punire tutti, deve punireanche noi. Perchénessuno di noi è senza peccato e puòscagliare la prima pietra. La zizzania è nel cuore di ciascuno di noi. Siamo tutti complici di questo male. Attivamente, con le piccole ingiustizie, le gelosie, gli odiche coltiviamoe che confluiscono nel fiume dell'ingiustizia dell'umanità e lo fanno crescere senza posa. Oppure passivamente, con la nostra indifferenza, il nostro egoismo, l'incapacità o il rifiuto di lottare contro il male. Quando gridiamo vendetta, quando siamo tentati di rimproverare il Signore per la sua pazienza, ricordiamoci che di questa sua pazienza abbiamo tutti bisogno. Le armi con le quali il Signore ha scelto di combattere il male, non sonola scure, il fuoco, la vendetta ola punizione, ma la pazienza, l'esortazione, l'esempio, il perdono, la croce. Il male è superato subendolo e perdonando il nemico, pregando per il nemico, perché il Signore non gli imputi questo male, ma cambi piuttosto il suo cuore. Il grande messaggio del Vangelo di oggi, ciò che la Parola di Dio vuole dirci, è dunque questo: aogliamo accogliere il Signore che viene? Vogliamo riconoscerlo? Allora impariamo a perdonare. Non imputiamo il male che ci è fatto. Non rendiamo maleper male. Preghiamo per chi ci fa il male. Basta a ciascuno di noi raccogliersiun attimoperché subito ci venga in mente chi è che ci sta facendo il male in questo momento, chi è che ci causa sofferenza. Sevogliamo accogliere questa parola e lasciare che trasformi la nostra vita, allora, oggi, ora, ciascuno di noi preghi per il suo nemico. Preghi per la persona che gli sta facendo del male adesso. Solo così accoglieremo il Signore e solo così troveremo la pace. Covare odio, risentimento, rabbia nel cuore, fa male prima di tutto a noi, ci rode dentro, ci toglie la pace, ci toglie il sonno. Invece il perdono non solo cambia il mondo, ma dona la pace al nostro cuore e contribuisce a creare un mondo più giusto. |